venerdì, Ottobre 3, 2025

Flotilla, 46 italiani in carcere. La Marinette naviga ancora, in mare 45 barche turche

Le 41 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono state abbordate e sequestrate da Israele a 70 miglia da Gaza, in acque internazionali. Arrestati 450 volontari, tra cui 46 italiani, poi trasferiti nel carcere di Ketziot: per loro espulsione o processo. Le autorità italiane chiedono notizie al Mossad. Il team legale della Flotilla denuncia: “Israele ha iniziato le udienze ad Ashdod senza assistenza legale”. Altre 45 barche sono salpate dalla Turchia, in rotta verso le coste di Gaza. La Marinette, una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, sta ancora navigando tranquillamente in direzione Gaza: lo dicono i dati di tracciamento e la diretta streaming dell’organizzazione che si può seguire su https://globalsumudflotilla.org/live/ La Marinette avrebbe avuto problemi meccanici ed è rimasta indietro rispetto alla flotta principale di oltre 40 navi, intercettate e sequestrate con il loro equipaggio dalla Marina israeliana. Secondo la Flotilla, la Marinette si trova a meno di 80 miglia nautiche da Gaza. Il ministero degli Esteri israeliano aveva avvertito in precedenza che, se l’ultima nave si avvicinerà a Gaza, “anche il suo tentativo di entrare in una zona di combattimento attiva e di violare il blocco sarà impedito”. Un’altra flottiglia naviga in queste ore verso le acque di Gaza, dove potrebbe arrivare nel giro di pochi giorni: sono 11 imbarcazioni partite da Otranto e Catania, gestite da varie organizzazioni come la veterana Freedom Flotilla e l’esordiente ThousandMadleen. L’unica nave di grande stazza è la “Conscience”, salpata da Otranto il 30 settembre, in ritardo rispetto alle altre. A bordo ci sono circa 150 persone, inclusi medici e giornalisti.  ”La notte l’abbiamo passata in veglia, seguendo cosa accadeva alla Global Sumud Flotilla. Rimaniamo determinati perché gli intenti sono gli stessi: rompere un assedio che Israele porta avanti da oltre 17 anni” dice all’Adnkronos Francesco Prinetti, medico internista di Torino a bordo della nave. ”I nostri compagni sono stati illegittimamente attaccati contro ogni diritto internazionale. Sono state operazioni illegali, avvenute con la complicità dei governi. È il motivo per cui siamo ancora in viaggio: vogliamo rompere l’assedio, speriamo che Israele smetta di intercettare e assalire le navi”, afferma Prinetti.  “A migliorare l’umore a bordo, ieri sera, sono state le immagini delle persone scese in piazza subito dopo l’abbordaggio – spiega il medico – Noi siamo la flottiglia in mare, ma anche quella di terra è importante. Le manifestazioni rafforzano la nostra determinazione. Per me è la prima volta, dettata dall’urgenza e dalla coscienza di dover fare qualcosa”. L’ambasciata d’Italia a Tel Aviv ha stabilito un primo contatto telefonico con alcuni di cittadini italiani detenuti nel porto di Ashdod dopo il loro fermo a bordo delle navi della Flottilla. Al termine delle festività di Yom Kippur, riporta la Farnesina, i diplomatici italiani hanno parlato con i 4 parlamentari in stato di fermo e stanno continuando ad avere contatti telefonici con altri connazionali prima delle visite consolari che dovrebbero iniziare domani. Secondo l’emittente israeliana Channel 12, le autorità italiane hanno avuto una conversazione con il capo del Mossad, Dadi Barnea, chiedendogli di fornire immagini degli attivisti della Flotilla detenuti, per verificare le loro condizioni dopo le voci secondo cui alcuni sarebbero stati maltrattati. Barnea avrebbe parlato con la ministra Miri Regev, responsabile del porto di Ashdod, chiedendole di trasmettere documenti, filmati e fotografie dei detenuti. Il materiale, spiega l’emittente, è stato trasmesso direttamente dal capo del Mossad alle autorità italiane, “con l’obiettivo di rassicurare sulle condizioni dei fermati e chiudere la polemica diplomatica”. Nel frattempo sono salite a 42 le imbarcazioni della Global Sumud Flottilla sequestrate dalle forze di sicurezza israeliane. Lo comunicano gli stessi organizzatori del gruppo di militanti pro Palestina. Il grosso dei mezzi è stato fermato già ieri. “Gaza non è sola, la Palestina non viene dimenticata. Non andiamo da nessuna parte”, affermano dalla flottiglia.

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