Prosegue il confronto sul futuro dell’area industriale di Torrevaldaliga Nord e, in particolare, sul destino dei lavoratori impiegati nelle attività legate all’ex centrale a carbone. In un momento di forte incertezza, legato al processo di transizione energetica e al ritardo del decreto governativo che dovrà definire la riconversione del sito, arrivano due richieste precise da parte delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori. «Abbiamo avanzato due richieste a fronte della situazione attuale – spiegano i rappresentanti –. La prima è che, in attesa del famoso decreto del Governo, che necessita ancora di una modifica del PNIEC e del via libera da parte dell’Unione Europea, l’appalto di Minosse venga prorogato per tutto il tempo necessario, così come già avviene per le imprese di manutenzione operanti in Enel». La seconda richiesta riguarda invece il futuro della logistica e delle attività portuali connesse all’impianto: «Chiediamo che venga mantenuto almeno un CSU, le grandi macchine utilizzate per lo scarico del carbone, e che sia garantita la piena valorizzazione della banchina annessa all’impianto. Non può rimanere inutilizzata in attesa di un ipotetico riavvio della centrale: va invece resa operativa per altri traffici, di Enel o di altri operatori, così da assicurare continuità occupazionale a chi oggi vi lavora». Una posizione netta che riflette la preoccupazione crescente per i tempi incerti della transizione e per il rischio di una lunga fase di stallo che potrebbe colpire duramente l’occupazione locale. In attesa delle decisioni del Governo, il territorio di Civitavecchia chiede quindi garanzie immediate e un piano concreto per il futuro delle sue infrastrutture strategiche.
Civitavecchia, il futuro del porto e di Torrevaldaliga Nord: chiesto il mantenimento della banchina e la proroga dell’appalto Minosse
