sabato, Novembre 8, 2025

Femminicidi, la rabbia dei familiari delle vittime in piazza a Roma

Dalla mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana violentata e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio 2018, al papà di Yana Malaiko, uccisa il 20 gennaio 2023; dalla mamma di Alessandro Venturelli, scomparso da oltre 5 anni, a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la cittadina vaticana sparita nel nulla il 22 giugno 1983. Tante storie, tutte diverse, ma legate dal dolore per quanto accaduto a un proprio caro e dalla sete di verità e giustizia. I familiari delle vittime si sono dati appuntamento oggi a Piazza Santi Apostoli a Roma per la manifestazione “Lacrime Furenti”: le foto dei loro cari sono mostrate in bella vista per dargli voce in un sit-in contro femminicidi, violenze di genere, stalking, bullismo e contro ogni forma di sopraffazione. L’evento è promosso dall’associazione You are not alone Odv (Y.A.N.A.) nata dopo l’omicidio di Yana Malaiko e dall’associazione Pamela Mastropietro Odv, creata in memoria della 18enne romana, con la collaborazione del settimanale Giallo e di altre realtà associative italiane, tra le quali Unione Nazionale Vittime, Associazione per Te, Associazione Salvamamme. “Alle istituzioni chiediamo una collaborazione con noi per una tutela comune – sottolinea Alessandra Verni, la mamma di Pamela – C’è bisogno di tante cose, di tutela per le vittime e per i familiari, maggiore attenzione per le vittime.” Oleksandr Malaiko, papà di Yana, sottolinea: “Io sono qui con la speranza che questa manifestazione alzi un’onda nazionale che porti a un cambiamento. Io sono morto il 20 gennaio 2023 – il giorno in cui Yana fu assassinata – ma per ricordare mia figlia vorrei salvare vite. E se creiamo tutti insieme una forza per contrastare la violenza sono sicuro che possiamo cambiare la situazione.” In piazza anche Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, morta nel maggio 2018 in un incidente in moto in via Ostiense: “Serve più cura per le famiglie delle vittime che hanno già subito un trauma e non devono essere ulteriormente traumatizzate da un sistema che non funziona; cerchiamo più umanità, più vicinanza, la possibilità di intervenire”. Tra i parenti c’è anche Elisabetta Casini, mamma di Lorenzo, che non ha mai creduto al suicidio del figlio: “Un figlio non si archivia, siamo qui per dire questo.” Neppure Maria Vicenzino si arrende alla ricostruzione secondo cui il figlio Massimo Alessio Melluso si sia impiccato perché “troppe cose non tornano” e continua a chiedere “giustizia e verità”. Tra gli obiettivi dell’iniziativa: sensibilizzare istituzioni e società civile perché nessuno si volti dall’altra parte; chiedere prevenzione concreta; promuovere riforme incisive in ambito scolastico, legale e sociale; offrire solidarietà a tutte le vittime, donne, uomini, bambini e famiglie segnate dalla violenza. Una delegazione delle associazioni consegnerà alle istituzioni un documento con proposte di integrazioni legislative e misure concrete che puntano, tra l’altro, a pene proporzionate alla gravità del fatto e alla certezza della pena.

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