Le indagini sull’attentato avvenuto nei giorni scorsi a Pomezia, ai danni del giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci, sono attualmente in mano alla Direzione Distrettuale Antimafia. I pubblici ministeri Carlo Villani e Ilaria Calò, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, stanno lavorando per ricostruire la dinamica dell’attacco e individuare la matrice, i mandanti e gli esecutori materiali. Il fascicolo aperto dalla Procura ipotizza i reati di danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi. L’ordigno utilizzato, un dispositivo rudimentale con circa un chilo di esplosivo, è stato collocato tra due vasi e un’automobile, a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione in cui Ranucci vive con la famiglia.L’esplosione ha distrutto due auto, quella del giornalista e quella della figlia, ma non ha provocato feriti. Ranucci è stato ascoltato dagli inquirenti già nella giornata di ieri. «Ci sono quattro o cinque tracce importanti – ha dichiarato lasciando gli uffici giudiziari – che però, per coincidenza, riconducono sempre agli stessi ambiti. Sono cose molto complesse da provare». Secondo gli investigatori, la bomba non era dotata di timer né di un sistema di attivazione a distanza, ma è stata lasciata con la miccia già accesa, un dettaglio che fa pensare a un gesto manuale, mirato e potenzialmente letale. A rafforzare questa ipotesi, alcune testimonianze raccolte nella zona, tra cui quella di un vicino che avrebbe visto un uomo incappucciato allontanarsi in fretta dalla scena subito dopo il fatto. Poco distante, gli inquirenti hanno rinvenuto anche un’auto rubata, ora sotto esame per eventuali collegamenti con l’attentato. Il giornalista ha spiegato che l’attentatore conosceva le sue abitudini: «Mancavo da quattro giorni da casa – ha detto – e il fatto che la bomba sia stata posizionata proprio dopo il mio rientro, nel punto dove passo abitualmente, ci fa capire che poteva colpire in qualsiasi momento». Gli inquirenti stanno valutando anche l’eventuale connessione con precedenti minacce e atti intimidatori denunciati da Ranucci nell’ultimo anno e mezzo. Nel frattempo, sono state rafforzate le misure di protezione.






