Tra le palazzine scrostate di Bastogi, tra Torrevecchia e il Quartaccio, ieri mattina è arrivato il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’abitare, Balakrishnan Rajagopal, non nella sua veste ufficiale, ma come giurista e docente al MIT di Boston. “Sono qui per parlare con le persone, per conoscere da vicino le condizioni di vita realmente difficili di questo quartiere”, ha detto entrando nel cortile principale, dove materassi, auto abbandonate ed elettrodomestici rotti disegnano un paesaggio urbano di degrado e resistenza. Bastogi non è un nome sconosciuto a Roma. È un ex residence popolare, sei palazzine nate come alloggi temporanei e diventate, nel tempo, casa stabile per circa 2.500 persone. Famiglie che vivono lì da oltre trent’anni, spesso senza regolare contratto, tra muri scrostati, infiltrazioni, ascensori fuori uso e impianti elettrici precari. Un quartiere dove il confine tra legalità e sopravvivenza si fa sottile, ma dove, tra cortili e ballatoi, la vita continua ogni giorno, con dignità e fatica.
“È essenziale che queste persone possano presto vedere un miglioramento delle loro condizioni di vita”, ha dichiarato il professor Rajagopal dopo aver visitato alcuni appartamenti e aver ascoltato le storie di chi ci abita: madri sole, pensionati, giovani senza prospettive. “Non si può parlare di diritto alla casa se mancano i servizi essenziali, se lo Stato si dimentica dei suoi cittadini più vulnerabili.”
La visita del giurista – spiegano le associazioni locali che lo hanno accompagnato – ha un valore simbolico che va oltre Bastogi: “Questa periferia è la fotografia di un Paese – dicono –. Qui si vede cosa succede quando l’emergenza diventa normalità e l’abbandono si trasforma in condizione strutturale.” Un segnale, tuttavia, sembra arrivare dalle istituzioni. Due settimane fa l’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione per il recupero del complesso di Bastogi, con interventi di riqualificazione e regolarizzazione degli alloggi. Un primo passo, ancora tutto da tradurre in atti concreti, ma che accende una speranza.
Intanto, tra le vie strette e i balconi dove sventolano panni colorati, la visita di Rajagopal ha riportato per un giorno Bastogi al centro dell’attenzione pubblica. “È importante che qualcuno venga qui, che guardi con i propri occhi – dice Maria, una residente da 28 anni –. Perché finché non vedi, non puoi capire cosa significa vivere così.”
E forse è proprio questo il messaggio più forte che il professore del MIT porterà con sé tornando a Boston: che dietro ogni periferia c’è un’umanità invisibile che chiede solo di essere vista, ascoltata e finalmente rispettata.
Roma, periferia dimenticata: a Bastogi la visita del relatore ONU Rajagopal per capire come si vive ai margini




                                    

