Quattrocento richieste di aiuto in pochi mesi, che corrispondono a circa mille persone coinvolte. Numeri che, più di tante parole, raccontano la fatica quotidiana di un numero crescente di famiglie romane. A lanciare l’allarme è la Fondazione Salus Populi Romani, che attraverso il proprio osservatorio sociale fotografa una realtà in cui il lavoro non basta più per vivere dignitosamente. La prima nota, e forse la più amara, riguarda proprio il cosiddetto “lavoro povero”. Nel 22% dei casi, chi ha chiesto aiuto non arriva a 2.000 euro al mese, e addirittura il 15% non supera i 1.000 euro. Cifre che diventano ancora più preoccupanti se si considera che il 57% dei nuclei familiari può contare su un solo reddito. E non si parla di disoccupati o lavoratori precari: nel 39% dei casi si tratta di dipendenti del settore privato a tempo indeterminato, nel 12% di lavoratori della Pubblica Amministrazione, mentre il 19% sono pensionati. «Il dato più preoccupante è che la stabilità contrattuale non garantisce più stabilità economica», spiega Liliana Ciccarelli, consigliera della Fondazione. «Molte famiglie arrivano a chiedere aiuto pur avendo uno stipendio fisso, segno che il costo della vita ha ormai superato le possibilità di spesa di chi lavora». A peggiorare la situazione, osserva il presidente Giustino Trincia, ci sono le nuove forme di consumo che si stanno diffondendo rapidamente: «Dalla logica del “compro oggi e pago domani” all’“economia dell’abbonamento”, tutto sembra spingere le persone a vivere in una condizione di debito permanente». Una trappola che, unita all’inflazione e al caro-prezzi, rischia di compromettere l’equilibrio economico anche di chi finora era riuscito a resistere. Ma alle nuove sfide corrispondono anche nuove opportunità. Tra queste, l’iniziativa di microcredito sociale “Mi fido di Noi”, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Caritas Italiana, in collaborazione con la Consulta Nazionale Antiusura “San Giovanni Paolo II”. Un progetto concreto, pensato per offrire un sostegno economico e formativo a chi vive situazioni di vulnerabilità finanziaria, e che ha già visto l’adesione di 68 Diocesi italiane, tra cui quella di Roma. «Il microcredito non è solo un aiuto economico – sottolinea il cardinale Baldassarre Reina, vicario generale della Diocesi di Roma – ma un segno di fiducia e di corresponsabilità. È un modo per dire a chi è in difficoltà: non sei solo, insieme possiamo rimetterci in cammino». Dietro i numeri, insomma, ci sono storie di vita vera, di lavoratori che si alzano ogni mattina eppure non riescono a far quadrare i conti. Un mondo silenzioso, ma sempre più vasto, che chiede ascolto e risposte concrete. Perché, come ricorda Trincia, «la povertà oggi non nasce più solo dall’assenza di lavoro, ma anche – e sempre più spesso – dal lavoro che non basta a vivere».
Numeri che parlano: il volto del “lavoro povero” a Roma tra stipendi bassi, famiglie monoreddito e nuove sfide sociali






