sabato, Novembre 1, 2025

Separazione delle carriere, al Senato l’ok definitivo. Nordio: “Spero in un referendum non politicizzato”

La riforma costituzionale della giustizia è stata approvata nell’aula del Senato con 112 voti a favore, 59 contrari e 9 astenuti. È l’ultimo atto: in mattinata l’aula del Senato erano iniziate, alla presenza del ministro Guardasigilli Carlo Nordio, le dichiarazioni di voto sul ddl che è stato votato per la quarta e ultima lettura parlamentare conforme, secondo le previsioni dell’articolo 138 della Costituzione. I senatori del Pd, del M5s e di Avs protestano contro l’approvazione della riforma, appena votata al Senato, mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”. Nello schieramento opposto, dai banchi del centrodestra si sono sentiti applausi subito dopo il voto. “Questa riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Una riforma che non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all’influenza dei poteri esterni. Una riforma che non aumenta il numero dei magistrati, che resta tra i più bassi in Europa, né colma le lacune dell’organico amministrativo. Una riforma che non investe risorse per far funzionare meglio il sistema giustizia ma rischia al contrario di triplicare i costi con lo sdoppiamento del Csm e l’istituzione dell’Alta corte disciplinare. Le nostre preoccupazioni sono peraltro condivise anche dal relatore speciale sull’indipendenza di giudici e avvocati delle Nazioni Unite” dichiara la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota, dopo l’approvazione definitiva della riforma. “Il prossimo step sarà il referendum. Mi auguro che venga mantenuto in termini pacati, razionali e non politicizzati, nell’interesse della politica e soprattutto della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere” ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo il via libera definitivo. “Non si tratta di una legge punitiva contro la magistratura” ha precisato il Guardasigilli. “Fu Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza, a proporre per primo la separazione nel suo Codice di procedura penale. Trovo improprio parlare di attentato alla Costituzione”. “Certamente mi spenderò in prima persona” sul referendum sulla separazione delle carriere, ha precisato Nordio. “Ringrazio il Parlamento, tutti i colleghi dell’opposizione a cominciare da loro. Questa è la regola della democrazia. La maggioranza è stata ottima. Era una risoluzione nel programma di governo” ha anche detto il titolare di via Arenula. “ bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma, per l’amor del cielo, non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso e io lo ringrazio il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura”. Il testo originario prodotto dal Governo e firmato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e da Nordio, non è stato mai modificato dal Parlamento. Il passo successivo sarà il referendum confermativo, per il quale tanto la maggioranza quanto l’opposizione hanno fatto sapere di essere intenzionate ad avviare le procedure (firme di un quinto dei parlamentari di una Camera o di 500mila elettori o richiesta da parte di cinque Consigli regionali). “Abbiamo lottato, resistito e insistito con determinazione per oltre trent’anni, ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Oggi separiamo le carriere e uniamo l’Italia nella fiducia verso il sistema giudiziario. Con l’approvazione di questa storica riforma, inizia l’era di una vera imparzialità, la bilancia della giustizia torna ad essere equilibrata, si restituisce credibilità alla magistratura e speranza ai cittadini. Siamo orgogliosi di aver realizzato il sogno di Silvio Berlusconi, che ha creduto fino all’ultimo giorno in questa riforma. Il sogno di un’Italia dove inchieste e processi non siano mai più usati come clave per abbattere per via giudiziaria l’avversario. Ora l’ultima parola spetta al referendum, agli italiani, per dire sì alla libertà, alla certezza del diritto, ad una giustizia davvero giusta” ha commentato la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli. “Questa riforma è solo una vendetta politica perché voi siete ossessionati dalle toghe rosse, come le chiamate voi. Io pensavo che la vostra principale ossessione fosse solo per la magistratura ordinaria, ma non è così” ha detto Peppe De Cristofaro, capogruppo di Avs e presidente del gruppo Misto al Senato, intervenendo in Aula. “So che tra un po’ ci saranno almeno due manifestazioni qua fuori – ha aggiunto De Cristofaro – ma fra qualche mese voterà il Paese e questa festa che organizzate a piazza Navona o a San Luigi dei Francesi, rimpiangerete di averla fatta perché gli italiani a grandissima maggioranza questa riforma la respingerà”. E ha concluso: “Sono convinto che la vostra vittoria durerà pochi mesi perché la maggioranza degli italiani dirà di noi perché vuole vivere in Italia e non in Ungheria”. “Signor ministro, ieri dicendo che in Aula c’è stata la solita litania petulante, non sta solo insultando l’opposizione ma sta insultando il principio della democrazia parlamentare per cui le istituzioni vengono difese da chi sta al governo e non attaccate. Per noi il dibattito parlamentare non è un di più” ha detto il senatore di Italia viva, Matteo Renzi, rivolgendosi al ministro della Giustizia. “Con il voto sulla separazione delle carriere dei magistrati è stata certificata tutta l’arroganza politica e la protervia di una maggioranza illiberale che, in spregio al fondamentale carattere pattizio della Costituzione, ritiene di poterne riscrivere unilateralmente parti anche molto significative” ha detto il senatore del Pd, Andrea Giorgis, annunciando il voto contrario del suo gruppo alla riforma. “Il ministro Nordio è stato di parola – ha aggiunto l’esponente dem – come aveva promesso non vi è stata nessuna apertura al dialogo, nessun vero confronto, nessuna disponibilità ad accogliere qualche modifica in grado di superare le molte criticità che sono emerse fin dalle prime audizioni. Ai parlamentari di maggioranza è stato chiesto, anzi imposto, di non correggere o riscrivere alcuna parte della riforma, di essere impermeabili a qualsiasi critica, di non perdere tempo a replicare e ad argomentare. E perfino il ministro non ha voluto prendere la parola per replicare, come da prassi, agli interventi dei parlamentari. Eppure – ha sottolineato ancora Giorgis – ci sarebbe stato un gran bisogno di discutere, di approfondire, di riconsiderare alcune soluzioni del tutto irragionevoli e di scongiurare il rischio di indebolire la funzione giurisdizionale e di aprire un conflitto tra politica e magistratura che può solo arrecare danno all’intero Paese. Ma soprattutto sarebbe stato necessario spiegare come le disposizioni contenute in questa riforma possano ridurre i tempi dei processi, potenziare le dotazioni amministrative e digitali degli uffici, possano rafforzare la formazione dei magistrati, possano in qualche misura contribuire a ridurre il sovraffollamento carcerario e scongiurare il dramma dei suicidi nelle carceri. Possano insomma migliorare la qualità del servizio giustizia. La risposta – ha concluso Giorgis – è stata la blindatura di una riforma sconclusionata, dagli effetti contradditori e pericolosa per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e, quindi, per la garanzia dei diritti dei cittadini”.

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