lunedì, Novembre 3, 2025

Ceri, un anno dopo la frana: nessun intervento sulla rupe, strada ancora chiusa e residenti esasperati

È passato un anno esatto da quel 3 ottobre 2024, giorno in cui un violento distacco di massi dalla rupe tufacea di Ceri travolse parte di via di Ceri, rendendola inagibile. Da allora, nessun intervento è stato avviato per mettere in sicurezza la parete o per riaprire, almeno parzialmente, la strada. Il tempo sembra essersi fermato nella storica frazione etrusca, dove i residenti convivono ormai da dodici mesi con disagi, isolamento e promesse rimaste sulla carta. Le piogge di questi giorni fanno crescere la preoccupazione tra gli abitanti, che temono nuovi cedimenti. «Ci dispiace tantissimo per i residenti – commenta il consigliere comunale d’opposizione Gianluca Paolacci – con l’arrivo dell’inverno lo scenario sarà ancora più caotico e Ceri continuerà a restare isolata. È passato più di un anno e questa maggioranza non è stata capace di programmare un minimo intervento di sicurezza, neppure per riaprire una corsia. Solo parole, nei fatti zero carbonella».
In primavera, il Consiglio comunale del Granarone aveva approvato all’unanimità una mozione che prevedeva la riapertura parziale della strada e la collocazione di reti di contenimento nei punti più critici. Ma, nonostante l’accordo politico, nessun passo concreto è stato fatto. Secondo quanto emerso, il nodo principale sarebbe di natura burocratica e proprietaria: la rupe franato apparterrebbe a un privato, motivo per cui la Regione Lazio avrebbe lasciato intendere di non potersi occupare direttamente dell’intervento. «Il Comune doveva pensare a un piano B – incalza Paolacci – invece sono trascorsi altri sei mesi senza alcuna soluzione. Nel frattempo Ceri resta tagliata fuori, e il rischio aumenta».
Un isolamento che pesa anche dal punto di vista storico e turistico. La frazione, celebre per il suo borgo medievale e per il santuario della Madonna di Ceri, vive oggi un lento declino, aggravato dalla mancanza di accessi sicuri. «Ricordiamoci – aggiunge il consigliere – che Ceri ha già pagato un prezzo altissimo nel 2016, quando una tromba d’aria spazzò via la pineta storica. Ora serve un segnale concreto, non altri rinvii».
Mentre via di Ceri resta chiusa e la rupe continua a sgretolarsi sotto la pioggia, la sensazione diffusa è che un intero pezzo di storia etrusca stia scivolando, lentamente, nell’abbandono.

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