Ritratti che attraversano i secoli, fissando con intensità sguardi di uomini e donne vissuti oltre duemila anni fa, e lapidi che raccontano le vite di marinai della flotta romana stanziata sul Tirreno. È questo il filo conduttore della conferenza “Dall’oasi di Fayyum al porto di Centumcellae”, un evento di grande valore culturale che mette in dialogo l’arte funeraria del mondo greco-romano con l’epigrafia militare dell’età imperiale, aprendo nuove prospettive sulle connessioni tra l’Egitto e Civitavecchia in epoca antica. Nel corso dell’incontro, archeologi e storici dell’arte hanno illustrato come i celebri ritratti del Fayyum, straordinari dipinti su tavola provenienti dalle necropoli egiziane di epoca romana, rappresentino un unicum nella storia dell’arte antica per la loro potenza espressiva e per la tecnica pittorica raffinata, antesignana del ritratto occidentale. Accanto a questi, sono state presentate e commentate epigrafi e iscrizioni funerarie di classiari, i militari della flotta imperiale di stanza a Centumcellae, l’antica Civitavecchia, che custodiscono preziose informazioni sulla vita, i mestieri e le origini di uomini provenienti da tutto il Mediterraneo. L’iniziativa, promossa nell’ambito di un ciclo di conferenze dedicate ai legami culturali e commerciali tra Roma e l’Egitto, ha offerto un affascinante viaggio attraverso la memoria sepolta, tra ritratti e lapidi, in un racconto che unisce arte, storia e antropologia.
Un confronto che, come sottolineato dagli organizzatori, «ci ricorda quanto il Mediterraneo antico fosse uno spazio di incontro, di scambi e di identità condivise». Un dialogo, dunque, tra due mondi solo in apparenza lontani: le sabbie del Fayyum e il porto di Centumcellae, uniti da una storia di mare, di uomini e di civiltà che ancora oggi continua a raccontare la sua eredità.
Dai volti del Fayyum ai marinai di Centumcellae: un ponte tra l’Egitto romano e la flotta imperiale di Civitavecchia




                                    

