giovedì, Novembre 6, 2025

Arresto di Almasri, l’opposizione attacca il governo: Chieda scusa agli italiani

Diluvio di critiche dell’opposizioni contro il governo Meloni dopo l’arresto in Libia del generale Almsri. “Il governo deve chiedere scusa agli italiani”. “Sono felicissima ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia. Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda”. È quanto afferma l’avvocato Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana, da anni residente in Italia e vittima delle torture di Almasri, commentando la notizia dell’arresto in Libia del generale. “Dobbiamo capire quali potrebbero essere gli sviluppi a questo punto, se sarà processato lì oppure se potrà essere consegnato alla Corte Penale Internazionale. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l’Italia non ha proceduto all’arresto quando aveva Almasri tra le mani”. L’Esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025. È quanto si apprende da fonti di governo, che spiegano come in quella data il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato – proseguono le stesse fonti – ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il Governo italiano ha giustificato alla CPI la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia. La misura si inserisce dunque in un fascicolo già aperto a livello nazionale. Il nome di Almasri Njeem è legato anche al mandato di arresto emesso a inizio anno dalla Corte penale internazionale per presunti crimini contro l’umanità e di guerra, tra cui omicidio, tortura, violenza sessuale e persecuzione, in relazione a fatti avvenuti soprattutto nel carcere di Mitiga dal 2015. Il provvedimento odierno della procura libica riporta il caso nel perimetro dell’azione penale nazionale. In attesa di ulteriori sviluppi, l’Ufficio del procuratore ha fatto sapere che Almasri è stato interrogato sui fatti, fornendo prove sufficienti per essere incriminato e risulta essere già in detenzione preventiva in attesa di sentenza.

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