Il mondo della musica piange Peppe Vessicchio, scomparso a 69 anni all’ospedale San Camillo di Roma. Direttore d’orchestra, arrangiatore e volto amatissimo dal pubblico, ha legato il suo nome al Festival di Sanremo e a programmi come Amici di Maria De Filippi. Con il suo stile garbato e ironico ha accompagnato generazioni di artisti e spettatoraveva intrapreso una carriera costellata di successi. Collaborò con Gino Paoli, con cui scrisse Ti lascio una canzone e Cosa farò da grande, ma anche con Ornella Vanoni, Andrea Bocelli, Roberto Vecchioni, Fiordaliso, Zucchero, Elio e le Storie Tese, Max Gazzè, Ron, Syria, Ivana Spagna e molti altri. Fu vincitore di quattro Festival di Sanremo come direttore d’orchestra: nel 2000 con gli Avion Travel, nel 2003 con Alexia, nel 2010 con Valerio Scanu e nel 2011 con Roberto Vecchioni. Per il pubblico televisivo, però, resterà per sempre il “maestro Vessicchio” di Amici di Maria De Filippi, dove il suo tono pacato e il sorriso ironico divennero un marchio di stile. Oltre a Sanremo e alla TV, Vessicchio ha diretto orchestre in tutto il mondo, dal Cremlino di Mosca al Teatro Smeraldo di Milano, dove ha inciso I Love You More con Mario Biondi. È stato anche protagonista di Trenta Ore per la Vita e direttore artistico dello Zecchino d’Oro, continuando a coltivare un’idea di musica come incontro, formazione e solidarietà. Nel 2017 pubblicò per Rizzoli, insieme ad Angelo Carotenuto, il libro La musica fa crescere i pomodori, un piccolo cult che condensava la sua filosofia: l’armonia come energia vitale, capace di far fiorire anche le piante. Negli ultimi anni aveva partecipato come giurato o ospite a programmi come Tú sì que vales, Prodigi, Festival di Castrocaro, This Is Me e Lip Sync Battle, dimostrando sempre autoironia e curiosità. Nel 2025 era tornato in TV nella seconda stagione di Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget, nel ruolo di sé stesso, segno della sua capacità di diventare icona pop senza mai perdere eleganza e misura. Con la sua bacchetta gentile, Peppe Vessicchio ha diretto non solo musicisti, ma anche emozioni collettive. La sua assenza lascia un vuoto che suona come un’ultima, lunga pausa prima dell’applauso finale.






