lunedì, Novembre 10, 2025

Attacchi russi, Kiev sotto tiro. Città ucraine al buio, Mosca preme sul fronte. Sì di Lavrov a un incontro con Rubio

In serata è stato dichiarato un allarme aereo a Kiev e in diverse regioni dell’Ucraina. Il motivo dell’allerta è la minaccia di un attacco con armi balistiche. Lo ha riferito Rbc-Ucraina citando l’amministrazione militare della città di Kiev. “Allerta per attacchi. Utilizzare immediatamente i rifugi più vicini e rimanervi finché il pericolo non sarà cessato. Non ignorare i segnali di allarme”, si legge nel messaggio diramato. L’Aeronautica militare ucraina da parte sua ha chiarito che la minaccia proviene da nord-est. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato domenica di essere pronto a incontrare il segretario di Stato americano Marco Rubio, ma che la Russia non abbandonerà le sue condizioni fondamentali per porre fine alla guerra in Ucraina. Gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per mediare la fine della guerra in Ucraina, il conflitto più sanguinoso in Europa dalla Seconda guerra mondiale, sono finora falliti e il mese scorso ha improvvisamente annullato un vertice previsto con il presidente Vladimir Putin a Budapest. Venerdì il Cremlino ha smentito le notizie riportate dai media occidentali secondo cui Lavrov avrebbe perso il favore di Putin dopo il fallimento del vertice, in seguito al messaggio inviato dal ministero di Lavrov in cui si indicava che Mosca non era disposta a cedere sulle sue richieste relative all’Ucraina. “Il segretario di Stato Marco Rubio e io comprendiamo la necessità di una comunicazione regolare”, ha detto Lavrov, ministro degli Esteri di Putin dal 2004, all’agenzia di stampa statale RIA Novosti. “È importante per discutere la questione ucraina e promuovere l’agenda bilaterale. Ecco perché comunichiamo per telefono e siamo pronti a tenere incontri faccia a faccia quando necessario”, ha affermato Lavrov. Lavrov ha affermato che gli “accordi” raggiunti da Putin e Trump durante il vertice del 15 agosto presso una base militare ad Anchorage, in Alaska, si basavano sulle richieste di Putin del giugno 2024 e sulle idee dell’inviato di Trump Steve Witkoff. Putin ha esposto le sue condizioni fondamentali nel giugno 2024, chiedendo a Kiev di rinunciare ai suoi piani di adesione all’alleanza militare Nato guidata dagli Stati Uniti e di ritirare le truppe dall’intero territorio delle quattro province che Mosca rivendica come parte della Russia: Donetsk e Luhansk nell’Ucraina orientale, che costituiscono il Donbas, più Kherson e Zaporizhzhia nel sud. La Russia controlla attualmente la Crimea, annessa nel 2014, quasi tutta Luhansk, circa l’80% di Donetsk, il 75% di Kherson e Zaporizhzhia e alcune parti delle regioni di Kharkiv, Sumy, Mykolaiv e Dnipropetrovsk. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha riconosciuto che alcuni territori occupati dalla Russia potrebbero essere riconosciuti come temporaneamente occupati de facto, ma ha escluso qualsiasi riconoscimento de jure. “Stiamo ora aspettando la conferma da parte degli Stati Uniti che gli accordi di Anchorage rimangano in vigore”, ha detto Lavrov. Ha aggiunto, nel contesto statunitense, che “nessuno mette in discussione l’integrità territoriale della Russia e la scelta dei residenti della Crimea, del Donbas e della Novorossiya” di riunirsi con la loro “patria storica”. Novorossiya è un sostantivo usato dai russi per indicare una fascia dell’Ucraina sud-orientale che è entrata a far parte dell’impero zarista nel XVIII e XIX secolo Alla domanda sui piani europei di utilizzare la maggior parte dei 210 miliardi di euro di beni sovrani russi attualmente congelati in Europa per finanziare l’Ucraina, Lavrov ha risposto che non esiste alcun modo legale per appropriarsi di tali beni e che la Russia reagirebbe se ciò avvenisse. Ha anche affermato che gli Stati Uniti hanno informato Mosca attraverso i canali diplomatici che stanno valutando la proposta di Putin di mantenere le limitazioni delineate nel Nuovo Trattato sulla riduzione delle armi strategiche (New START) oltre la sua scadenza prevista nel febbraio 2026. Le autorità di Mosca hanno denunciato un attacco con droni in nottata sulla centrale termoelettrica CHPP-1, che fornisce energia termica a quattro distretti della città russa di Voronezh, circa 250 chilometri dal confine con l’Ucraina: Livoberezhni, Zaliznichni, Leninski e Tsentralni, nonché a un migliaio di imprese, tra cui il più grande impianto della città, il petrolchimico Voronezhsintezkauchuk. L’attacco ha causato un incendio nella struttura, che è stato rapidamente spento, oltre a interruzioni di corrente e riscaldamento, confermate dal governatore della regione, Alexander Gusev. Gusev ha inoltre riferito che diversi droni sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea russi. Le Forze di difesa ucraine e le unità russe ingaggiato nelle ultime 24 ore 196 scontri, con il settore di Pokrovsk che ha registrato l’attività più intensa, dove gli ucraini affermano di aver respinto 73 attacchi nemici. Lo si legge nell’ultimo aggiornamento fornito dallo Stato maggiore delle forze armate ucraine, secondo cui le forze russe hanno lanciato un attacco missilistico e 54 attacchi aerei su posizioni ucraine e aree popolate, utilizzando 41 missili e sganciando 126 bombe aeree guidate. Inoltre, comunica sempre lo Stato Maggiore ucraino, i russi hanno schierato 5.276 droni kamikaze e condotto 4.697 bombardamenti su posizioni e insediamenti delle Forze di difesa ucraine, oltre un centinaio dei quali con sistemi di lancio multipli. Serhii Kuznietsov, l’ex militare ucraino di 49 anni accusato del sabotaggio ai gasdotti Nord Stream nel 2022, arrestato su mandato europeo emesso dalla Germania lo scorso agosto in provincia di Rimini, sta rifiutando le visite mediche, e ed eventuali cure, da martedì. Lo dice il suo avvocato, Nicola Canestrini. Kuznietsov, detenuto in un carcere di massima sicurezza in Emilia-Romagna, è in sciopero della fame dal 31 ottobre per protestare e “chiedere il rispetto dei suoi diritti fondamentali”. La decisione di rifiutare le visite “mi preoccupa molto”, spiega il difensore, “lui ha esigenze alimentari specifiche, deve avere integrazioni proteiche. L’ho sentito l’ultima volta venerdì, è molto deciso. L’auspicio è di trovare un punto di incontro con l’amministrazione carceraria, che sia sostenibile per il detenuto e per la stessa amministrazione”. “Purtroppo Kuznietsov non è un’eccezione – aggiunge Canestrini – è l’esempio di difficoltà quotidiane nelle carceri italiane dove c’è bisogno che siano assicurati i diritti. Bene che il garante ucraino si occupi del suo cittadino ma auspico che le condizioni vengano migliorate per tutti i detenuti”. Kuznietsov è attualmente in custodia cautelare in Italia. Il 16 settembre la Corte d’Appello di Bologna – chiamata a bilanciare il mandato d’arresto europeo con le eccezioni previste in materia di estradizione – ne aveva disposto la consegna ai giudici tedeschi. Decisione poi annullata dalla Corte di Cassazione dopo ricorso della difesa. Il caso è stato quindi rimandato a valutazione di un nuovo collegio ma la Corte d’Appello bolognese il 27 ottobre ha ribadito la consegna alla Germania. Canestrini ha confermato di aver presentato un secondo ricorso alla Suprema Corte: “Siamo in attesa di fissazione dell’udienza”.

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