Quasi un residente su sei a rischio povertà, il 3,2% della popolazione che sperimenta deprivazione materiale e sociale. Nonostante un reddito medio pro capite superiore alla media nazionale. È una Capitale dai forti contrasti quella fotografata dalla Caritas diocesana nel rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”. Una città in crescita sul piano economico e in vetrina per i grandi eventi, divisa tra chi beneficia della ripresa e chi ne resta escluso, con disuguaglianze che rischiano di incrinare la sua coesione sociale. Basti pensare che il 6,9% vive a Roma in gravi condizioni abitative. E cresce anche la quota di lavoratori poveri, oggi all’8,5%, segno che un impiego non basta più a garantire stabilità economica. Numeri preoccupanti, confermati dall’impegno ella Caritas di Roma nel 2024. Grazie a 52 servizi diocesani e 224 Centri di ascolto parrocchiali, ha incontrato quasi 25mila persone, con un numero stimato di 60 mila beneficiari delle diverse forme di aiuto. e 4 su 10 si sono rivolti alla Caritas per la prima volta nel corso del 2024: il segnale di un bisogno nuovo, spesso legato a situazioni di crisi improvvisa. Infine ci sono i cosiddetti invisibili stabili: un terzo di chi si rivolge regolarmente ai Centri di ascolto o alle mense lo fa da oltre dieci anni. Nel 2024 Roma ha superato i livelli di occupazione pre-pandemia, con un incremento del 2 per cento rispetto al 2019. A trainare la crescita sono soprattutto donne, migranti e lavoratori over 55. È quanto emerge dal rapporto “Ritorno alla normalità” elaborato dalla Cgil di Roma e Lazio e presentato oggi in Campidoglio. Secondo l’analisi, la Capitale mostra una ripresa solida dell’occupazione, ma il resto del Lazio registra un rallentamento. Nei primi sei mesi del 2025 la crescita regionale non si traduce in lavoro stabile: l’85 per cento dei nuovi rapporti è precario e il 54,9 per cento dei dipendenti privati lavora in micro e piccole imprese, spesso con scarsa capacità d’investimento e innovazione. Parallelamente, l’Inps ha autorizzato 15,5 milioni di ore di cassa integrazione, in aumento del 14 per cento rispetto al 2024, con 28 comparti su 42 che segnano una crescita delle ore richieste. Roma continua ad avere un insediamento industriale marginale, con un’incidenza occupazionale del 6,7 per cento contro il 20 per cento nazionale. Si registra anche una flessione del terziario avanzato, che nella Capitale coinvolge un quarto dei lavoratori — quota superiore alla media italiana (17,2%) ma inferiore a Milano, dove raggiunge il 38 per cento. Il calo è concentrato nelle professioni a più alta qualifica, un dato che contrasta con il patrimonio di competenze locali. Secondo la Cgil, l’economia romana non riesce a trattenere o creare abbastanza posti di lavoro ad alta formazione, alimentando il fenomeno dell’overeducation, salito dall’6,4 all’8,6 per cento tra il 2011 e il 2019.






