mercoledì, Novembre 12, 2025

Salta il tavolo Ilva, altri 1200 cassintegrati. I sindacati: “Vogliono chiuderla”

“L’obiettivo è chiudere l’ex Ilva”. I sindacati sono durissimi all’uscita del confronto con l’esecutivo sulla fabbrica di Taranto dopo una giornata di discussioni dalla quale è emerso che la cassa integrazione per i lavoratori a gennaio potrebbe arrivare a quota 6.000, con un aumento consistente già entro fine dicembre: si passerebbe da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito, a causa della rimodulazione delle attività. Nella tarda sera di ieri è intervenuto anche Palazzo Chigi: il governo esprime rammarico perché la proposta di proseguire il confronto sull’ex Ilva, anche sugli aspetti tecnici, non è accettata dalle organizzazioni sindacali. Secondo i sindacati, tuttavia, sono i numeri e i fatti a parlare: quelli dell’aumento dei cassintegrati e quello dell’assenza di un progetto per il futuro. Tutto porta ad una chiara “volontà di chiusura”, nonostante le rassicurazioni di un potenziale nuovo acquirente “segreto”. Il ministro Urso avrebbe parlato di quattro soggetti interessati al gruppo siderurgico, citando ancora Baku Steel più i due fondi che si sono fatti avanti a settembre, Flacks Group e Bedrock. A questi andrebbe aggiunto un altro soggetto che starebbe portando avanti una trattativa coperta da estremo riserbo. Però intanto, per quel che si sa, l’ulteriore ricorso alla cassa integrazione dal primo gennaio sarà dovuto al fermo delle cokerie per i lavori necessari alla decarbonizzazione. È lì che il carbone viene riscaldato ad alte temperature in assenza di ossigeno per produrre il carbon coke, combustibile ad alta efficienza essenziale per produrre acciaio negli altiforni. Proprio le cokerie sono storicamente associate ai problemi di inquinamento ambientale. La Fim Cisl parla di “situazione drammatica”. Ancor più duro il segretario della Fiom Cgil, Michele De Palma: “Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura. Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione. Abbiamo deciso unitariamente come Fim, Fiom e Uilm di andare dai lavoratori e spiegare che contrasteremo la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili”. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, precisa: “Andiamo dai lavoratori e spiegare che questo piano non si può discutere o emendare. È un piano inaccettabile perché parte da un presupposto: portare alla chiusura dell’ex Ilva. E noi non vogliamo essere responsabili di questo. Finora li abbiamo seguiti: ora condannano i lavoratori a una chiusura inesorabile”.

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