sabato, Novembre 15, 2025

Trump al contrattacco: “Non so nulla delle e-mail” e apre inchiesta su Clinton e i democratici

Interpellato a bordo dell’Air Force One, Donald Trump ha affermato in modo categorico di “non sapere nulla” delle email di Jeffrey Epstein rese pubbliche di recente. “Non ne so nulla”, ha ribadito. Tuttavia, il tycoon è messo in difficoltà da una email datata 23 novembre 2017, giorno del Ringraziamento. In quel messaggio, Epstein scriveva di aver trascorso il Thanksgiving con Trump a Mar-a-Lago, contraddicendo apertamente la versione del Presidente, che da tempo sostiene di aver interrotto i rapporti con il finanziere pedofilo già intorno al 2004. Nel silenzio imbarazzato di Melania, che all’epoca frequentava insieme a Donald la coppia Epstein-Maxwell, e senza che sia mai stata fornita una sua dichiarazione, il tycoon tenta una manovra di contrattacco. L’ex Presidente ha deciso di non rimanere sulla difensiva e ha ribaltato l’accusa contro i Democratici, ordinando un’indagine sui rapporti tra Epstein e l’ex Presidente Bill Clinton, altri esponenti del partito e note banche d’affari. Su Truth Social, Trump ha annunciato: “Ora che i Democratici stanno usando la bufala di Epstein, che coinvolge i Democratici e non i Repubblicani, per cercare di distogliere l’attenzione dal loro disastroso shutdown e da tutti gli altri loro fallimenti, chiederò alla Procuratrice Generale Pam Bondi e al Dipartimento di Giustizia, insieme ai nostri grandi patrioti dell’FBI, di indagare sul coinvolgimento e sulla relazione di Jeffrey Epstein con Bill Clinton, Larry Summers, Reid Hoffman, J.P. Morgan, Chase e molte altre persone e istituzioni”. E così accade. Passano poche ore e la Ministra della Giustizia, Pam Bondi, annuncia di aver scelto il procuratore al quale affidare l’indagine sui presunti legami tra il finanziere accusato di traffico sessuale di minorenni e morto in carcere nel 2019 e Bill Clinton. È Jake Layton, uno dei procuratori più capaci e affidabili del paese, assicura Bondi. Trump ha definito l’intera questione una “un’altra ‘Truffa Russia, Russia, Russia’”, sostenendo che “tutte le frecce puntano verso i Democratici”. Ha poi aggiunto un riferimento esplicito alla famigerata ‘isola’ del magnate a Little Saint James, dove avvenivano gli abusi sessuali, affermando che i documenti mostrerebbero come questi uomini “hanno trascorso gran parte della loro vita con Epstein e sulla sua ‘isola’”. Poco prima, aveva invitato: “Chiedete a Bill Clinton, Reid Hoffman e Larry Summers di Epstein, loro sanno tutto di lui, non perdete tempo con Trump. Ho un Paese da governare!”, definendo il finanziere un Democratico, al pari di Clinton (che viaggiò spesso sul suo jet ‘Lolita Express’), del suo ex Segretario al Tesoro Summers, e del co-fondatore di LinkedIn e grosso donatore del partito, Hoffman. Il tycoon non ha risparmiato critiche nemmeno all’interno del suo stesso partito, scagliandosi contro “alcuni Repubblicani deboli caduti nelle grinfie (Dem) perché sono soft e sciocchi”. Si tratta di un chiaro pressing sul crescente numero di deputati Repubblicani intenzionati a votare la prossima settimana a favore della misura che chiede la pubblicazione di tutti i file del Dipartimento di Giustizia relativi ad Epstein. Votare contro comporta il rischio, in vista delle prossime elezioni di midterm, di essere visti come protettori di pedofili, soprattutto dalla base MAGA, già frustrata da altre politiche di Trump, dai visti per i lavoratori stranieri all’interventismo estero. Per The Donald, i file potrebbero rappresentare un rischio concreto per la sua presidenza, qualora scoprissero fatti imbarazzanti o smontassero ulteriormente la sua narrativa, sulla scorta di quanto accaduto con il caso Clinton-Lewinsky, dove mentire al popolo americano portò a gravi conseguenze. Alcuni osservatori si domandano se Trump non stia cercando di coprire anche altre figure potenti all’interno della sua rete, ma l’ultima mossa di contrattacco sottolinea la forte ramificazione della rete di Epstein anche nel Partito Democratico.

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