I dubbi della Lega sul nuovo invio di armi all’Ucraina e sul relativo decreto da approvare a inizio 2026 restano al centro del dibattito politico in Italia. Nelle crepe interne al centrodestra, create dalle preoccupazioni e dalle richieste di chiarezza avanzate dal Carroccio dopo lo scandalo corruzione che ha coinvolto importanti esponenti delle istituzioni ucraine, si infilano i riformisti del Pd, che chiedono al governo di arrivare presto in aula con il nuovo decreto. “L’ambiguità della Lega sull’Ucraina è vergognosa e va chiarita. C’è solo un modo per farlo: il governo porti in aula il rinnovo del sostegno per l’Ucraina, senza modifiche o dilazioni”, attacca la deputata dem Lia Quartapelle, spalleggiata dal collega senatore Filippo Sensi: “Non si accettano contributi al ribasso sull’Ucraina, la timidezza, il frastuono e la balbuzie del governo nel sostegno a Kiev nella sua ora più lunga. Subito in Parlamento l’appoggio militare alla resistenza Ucraina contro Putin”. Alla vigilia del Consiglio supremo di difesa convocato dal capo dello Stato lunedì pomeriggio al Quirinale, queste dichiarazioni cercano di mettere in evidenza le divisioni nella maggioranza, che emergono dalle scintille social tra la Lega e il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Ma se per caso gli Usa attaccassero il Venezuela che facciamo? Mandiamo 12 pacchetti di armi a Maduro?”, chiede provocatoriamente il senatore del Carroccio Claudio Borghi. “No, puoi stare tranquillo Claudio, anche perché non hanno mai invaso una nazione per occuparne stabilmente il territorio con la scusa che alcuni parlassero inglese. É solo una tra le tante differenze con la Russia. Un’altra è il fatto che post come i tuoi, fatti in Russia in dissenso da Putin, non sarebbero possibili mentre in Usa, come in Italia, sono benvenuti anche quando dicono cose diverse ed anche opposte”, la replica di Crosetto.






