martedì, Novembre 18, 2025

Sì del Consiglio di sicurezza Onu al piano USA per Gaza, Russia e Cina si astengono. No di Hamas

Il voto in Consiglio di sicurezza ha visto le significative astensioni di Cina e Russia, che hanno espresso profonde riserve. L’ambasciatore cinese Fu Cong ha motivato la sua astensione dichiarando che la bozza è “carente sotto molti aspetti” e non ribadisce esplicitamente un fermo impegno per la soluzione dei due Stati, oltre a non garantire un ruolo centrale all’Autorità Nazionale Palestinese e all’ONU stessa negli accordi postbellici. La Cina ha evitato il veto solo in considerazione della fragile situazione a Gaza e delle posizioni favorevoli di alcuni paesi arabi. Analogamente, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha affermato che la risoluzione “semplicemente non si poteva sostenere”, lamentando la mancanza di strumenti di controllo e responsabilità per i membri del Consiglio, l’assenza della formula fondamentale dei due Stati e l’indeterminatezza sui tempi per il trasferimento del controllo di Gaza all’Autorità Nazionale Palestinese. Per Mosca, il Consiglio si limita a dare la sua benedizione a un’iniziativa basata sulle sole promesse di Washington, auspicando che gli Stati Uniti dimostrino concretamente il loro potenziale di mantenimento della pace. “Congratulazioni al mondo per l’incredibile voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha riconosciuto e approvato il Comitato per la pace che sarà presieduto da me e includerà i leader più potenti e rispettati del mondo”. Con queste parole, sul suo social Truth, il presidente americano Donald Trump ha commentato il voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu a favore della risoluzione americana per la pace nella Striscia di Gaza. La bozza redatta dagli Usa “contribuirà a promuovere la pace in tutto il mondo, è un momento di portata storica”, ha sottolineato Trump. Trump ha quindi ringraziato il Consiglio di sicurezza e “tutti i Paesi che ne fanno parte: Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Algeria, Danimarca, Grecia, Guyana, Corea del Sud, Pakistan, Panama, Sierra Leone, Slovenia e Somalia. Grazie anche a quei Paesi che non facevano parte di questo Comitato, ma che hanno fortemente sostenuto l’iniziativa, tra cui Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Regno dell’Arabia Saudita, Indonesia, Turchia e Giordania”. “I membri del Comitato e molti altri entusiasmanti annunci saranno resi noti nelle prossime settimane”, ha concluso. Hamas respinge il piano delle Nazioni Unite per l’invio di forze internazionali a Gaza. “La risoluzione impone un meccanismo di tutela internazionale sulla Striscia di Gaza, che il nostro popolo e le sue fazioni rifiutano”, afferma il gruppo in una lunga dichiarazione su Telegram. Questo malcontento riecheggia i precedenti commenti di un portavoce di Hamas ad Al Jazeera, in cui il gruppo aveva comunicato che avrebbe respinto il controllo straniero sulla Striscia di Gaza. “Assegnare alla forza internazionale compiti e ruoli all’interno della Striscia di Gaza, tra cui il disarmo della resistenza, la priva della sua neutralità e la trasforma in una parte del conflitto a favore dell’occupazione israeliana”, prosegue la dichiarazione. “Qualsiasi forza internazionale, se istituita, deve essere dispiegata solo ai confini per separare le forze, monitorare il cessate il fuoco e deve essere sotto la piena supervisione delle Nazioni Unite”. A Gaza la situazione umanitaria resta sempre preoccupante dopo le forti piogge di venerdì. Lo ha ricordato il portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric. “Si stima – ha detto – che oltre 13 mila famiglie siano state colpite dalle inondazioni”. Nel fine settimana, ha aggiunto, l’Onu e le organizzazioni umanitarie hanno distribuito alla popolazione palestinese 9 mila tende, 83 mila teli di plastica e 59 mila coperte. Nella Striscia di Gaza continua l’opera di trasferimento delle macerie provocate da due anni e mezzo di conflitto. L’Onu ha dichiarato che dall’entrata del cessate il fuoco, oltre un mese fa, sono state rimosse 100 mila tonnellate di detriti. Tuttavia, ha spiegato il portavoce, “quasi 58 milioni di tonnellate di macerie restano sparse per tutta la Striscia di Gaza, e solo la metà di questa quantità è attualmente accessibile”.

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