La Corte di Cassazione ha deciso di annullare il provvedimento di confisca a carico di una coppia di Ardea, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria per presunti beni acquisiti illecitamente. La Suprema Corte, intervenendo sul procedimento di prevenzione, ha sottolineato come il fulcro della decisione non riguardi il merito delle condanne, ma la correttezza procedurale dei giudizi precedenti. Secondo quanto riportato nel dispositivo, l’appello presentato dal compagno della donna, terzo proprietario della villa e delle polizze pegno, non era stato minimamente valutato dai giudici di secondo grado. “Nel decreto non c’è traccia delle sue deduzioni, nessuna risposta, nessuna analisi”, si legge nella motivazione, una mancanza che da sola è stata sufficiente a far cadere il provvedimento di confisca. La Cassazione ha evidenziato anche un ulteriore elemento critico: i giudici di merito non hanno spiegato in modo convincente come i redditi derivanti da piccoli furti possano giustificare l’acquisizione di beni di rilevante valore economico, come la villa sul litorale e la Mercedes CLA. La decisione rappresenta un passo significativo in termini procedurali, evidenziando l’importanza di garantire la piena tutela dei diritti di difesa, anche in procedimenti complessi di prevenzione dove la confisca può riguardare beni non direttamente collegati a singoli reati. La vicenda, che coinvolge una coppia con cinque figli, ora tornerà nelle mani dei giudici di merito per un riesame completo e corretto della posizione di tutti gli interessati.






