Secondo le sentenze di primo e secondo grado, tali beni sarebbero stati acquisiti grazie a attività delittuose, derivanti da una presunta pericolosità sociale protrattasi dal 2008 al 2017. La donna, in particolare, era stata condannata più volte per piccoli furti e borseggi, circostanze che hanno contribuito alla decisione dei giudici di considerare i beni come frutto di attività illecite. Il caso ha suscitato attenzione non solo per l’entità dei beni coinvolti, ma anche per la situazione familiare della coppia, che si trova a dover affrontare le conseguenze legali della vicenda pur essendo genitori di cinque figli minori. La vicenda è ora in attesa di ulteriori sviluppi nelle sedi giudiziarie superiori, mentre la comunità di Ardea osserva con interesse l’evolversi della situazione.






