martedì, Dicembre 2, 2025

La lista degli stupri al Giulio Cesare. Parte la denuncia

Continua a tenere banco la vicenda della tristemente nota “Lista degli stupri” scritta in un bagno del liceo romano Giulio Cesare. Due delle ragazze finite nell’elenco che incitava alla violenza hanno deciso di sporgere denuncia. Dunque la vicenda si allarga finendo in mano agli inquirenti. Anche se dietro la scritta definita dalla preside «ottusi graffiti vandalici», si configurerebbero una serie di reati, già procedibili d’ufficio senza querela di parte. Dalle minacce aggravate nei confronti dei minorenni, all’istigazione a delinquere. Dietro al gesto potrebbe esserci, secondo chi indaga, una sconfitta elettorale nelle recenti elezioni studentesche avvenute il 23 novembre. E ci sarebbe anche un sospettato che però non avrebbe agito da solo. Oggi sarà ascoltata dalla polizia la preside Paola Senesi. Intanto un picchetto davanti alla scuola mette in evidenza la tensione tra la preside e studenti e studentesse. Questi ultimi chiedono di avviare corsi di sessuo-affettività.

La lettera di due genitori del Liceo Giulio Cesare
“A voi che avete scritto quei nomi sui muri. Non so chi siete. Non conosco i vostri volti, non so se sedete in prima fila o nell’ultima se siete bravi a matematica o a calcio, se fate ridere i compagni o passate inosservati. Ma so una cosa: avete scritto “Lista stupri” e sotto nove nomi. Di questi otto ragazze. Parliamoci chiaro. Lo avete fatto perché sono persone che pensano, si organizzano e hanno opinioni politiche che forse vi disturbano. E siccome non sapevate come rispondere alle loro idee, avete risposto ai loro corpi. Minacciandoli. È un gesto antico quanto il patriarcato stesso: quando soprattutto una donna dice cose che non ti piacciono la riporti al suo corpo. Le ricordi che può essere violata, posseduta, distrutta. È il modo più economico per dire ‘Tu non conti niente, conta solo quello che possiamo farti’. Ma sapete quale è il problema? Che questo gesto dice molto più di voi che di loro. Dice che siete terrorizzati da ragazze che hanno più coraggio, più intelligenza, più voglia di cambiare le cose di quanta ne abbiate voi. Dice che l’unica risposta che avete trovato è la violenza perché di argomenti non ne avevate. E adesso immaginate che uno di quei nomi sia quello di vostra sorella o della ragazza per cui perdete la testa. Riuscite ancora a pensare che sia divertente? Il punto è questo: voi quelle ragazze non le avete viste come persone le avete viste come bersagli. Come corpi da usare per intimidire, per riaffermare un potere che sentite scivolarvi via. E i vostri genitori? Vi hanno forse insegnato che il dissenso politico si risolve con la minaccia sessuale? Se è così, hanno fallito. E ora sta a voi decidere se continuare su quella strada o diventare qualcosa di migliore. La violenza non spegne le voci. Ma le amplifica. Su quella lista simbolicamente, ci sono i nomi di tutti i nostri figli. DI tutte le nostre figlie. E voi? Continuerete a nascondervi dietro un pennarello e l’anonimato di un cesso, o avrete il coraggio di uscire allo scoperto e di assumervi la responsabilità di quello che avete fatto? Restiamo in attesa. Noi con tutta una comunità che non ha nessuna intenzione di far finta che sia normale”.

Firmato “una madre e un padre, due che non si voltano dall’altra parte”.

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