mercoledì, Dicembre 3, 2025

Gaza, Israele uccide un altro giornalista. Pressing di Trump su Netanyahu: “Non ostacoli la tregua”

Si chiamava Mohammed Wadi il fotoreporter ucciso da un drone israeliano a est del campo profughi di di Al-Bureij, nel centro della Striscia di Gaza.  Nello stesso attacco è rimasto ferito un altro giornalista, Mohammed Abdel Fattah Aslih, fratello del reporter Hassan Aslih, a sua volta ucciso da un attacco israeliano al pronto soccorso dell’ospedale Nasser a maggio scorso.  Secondo fonti locali, Wadi era un noto fotografo di matrimoni a Khan Younis prima di dedicarsi a documentare la guerra a Gaza, dopo che il suo studio era stato distrutto da un bombardamento israeliano. Si tratta del secondo operatore dei media ucciso dopo l’inizio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas il 10 ottobre. “Le regole della guerra sono chiare: i civili e le infrastrutture civili non sono un bersaglio. I giornalisti devono poter svolgere il loro lavoro essenziale senza interferenze, intimidazioni o danni. Questo include l’inaccettabile divieto che impedisce ai giornalisti internazionali di accedere a Gaza”, ha dichiarato il segretario dell’Onu, Antonio Guterres. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al presidente americano Donald Trump di assisterlo nella richiesta di grazia al presidente Isaac Herzog nel corso della loro ultima telefonata, ha reso noto Channel 12 citando due fonti americane. Trump ha detto al suo interlocutore di essere convinto che la questione della grazia “avrebbe funzionato” ma non si è impegnato in ulteriori passi. Trump ha invece sollecitato Netanyahu a comportarsi da “partner migliore” nel portare avanti l’accordo di pace su Gaza, chiedendogli anche la  ragione per cui gli operativi di Hamas intrappolati nei tunnel “vengono uccisi e non lasciati arrendere”. Il premier israeliano ha risposto dicendo che “sta facendo del suo meglio”. Il premier israeliano avrebbe sostenuto l’autorizzazione di avamposti agricoli illegali in Cisgiordania, alcuni dei quali ospitano il movimento estremista dei coloni “Hilltop Youth”. Netanyahu avrebbe anche chiesto misure educative per ridurre la violenza di quest’ultimi. La posizione del premier è stata esposta in un documento ottenuto dal quotidiano ebraico Ynet che riassume una discussione del mese scorso sulla lotta alla violenza degli Hilltop Youth. Alla discussione avrebbero partecipato anche il ministro della Difesa israeliano Israel Katz e il capo del comando centrale dell’esercito israeliano Avi Bluth. Ynet riporta che una sezione del documento intitolata ‘Riepilogo del Primo Ministro’ definisce le fattorie “una risposta positiva necessaria per salvaguardare l’Area C”, la parte della Cisgiordania sotto il pieno controllo israeliano, e afferma che “agiscono come risposta alle attività palestinesi nell’area”. Netanyahu avrebbe anche spinto per la legalizzazione delle fattorie, sebbene gli edifici siano illegali. “L’obiettivo che dovremmo perseguire è utilizzare strumenti educativi per allontanare il maggior numero possibile di giovani ebrei dal ciclo di attività violente in Giudea e Samaria”, si legge nel documento: che utilizza il termine biblico – quello preferito dai coloni – per indicare la Cisgiordania palestinese. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato due risoluzioni che chiedono a Israele di ritirarsi dalle Alture del Golan, dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est. Il provvedimento su Cisgiordania e Gerusalemme Est è stato approvato con 151 Paesi a favore, 11 contrari e 11 astensioni; quello sul Golan con 123 Paesi a favore, sette contrari e 41 astensioni. In entrambi i casi Israele e gli Stati Uniti hanno votato contro. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha criticato duramente la risoluzione. “L’Assemblea Generale dimostra ancora una volta quanto sia lontana dalla realtà”, scrive su X. “Invece di affrontare i crimini dell’asse iraniano e le pericolose attività delle milizie in Siria, chiede a Israele di ritirarsi dalle Alture del Golan, una linea di difesa vitale che protegge i nostri cittadini”. “La Cisgiordania è asfissiata dal regime di terrore imposto da Netanyahu: arresti arbitrari, utilizzo diffuso della tortura in pieno stile di pulizia etnica. L’obiettivo è spingere i palestinesi ad andare via”. Lo ha detto Laura Boldrini che, alla Camera, ha illustrato gli esiti della missione in Cisgiordania condotta dal 23 al 28 novembre con gli altri deputati dem Andrea Olando, Mauro Berruto, Valentina Ghio, Ouadid Bakkali, Sara Ferrari. “Al nostro arrivo siamo stati bloccati più di due ore in aeroporto e interrogati, ci hanno chiesto di firmare un impegno a non svolgere alcuna attività contro lo Stato di Israele. E questo il clima in un Paese amico – ha raccontato Boldrini. A Masafer Yatta ci siamo dovuti rifugiare in una casa di palestinesi e ci ha sorpreso molto la Farnesina, che ha dato un’altra versione dei fatti”. La delegazione dem, tra le altre cose, ha incontrato il figlio di Marwan Barghouti, il leader palestinese in carcere in Israele dal 2002, raccogliendo un suo appello per la liberazione del padre: “Barghouti è l’unico che può unire i palestinesi e creare una prospettiva di pace”, ha detto ancora Boldrini. Per Andrea Orlando “ci troviamo di fronte a un piano di pulizia etnica e al disegno di proseguire verso il grande Israele con violenze, aggressioni, espropri, carcere. Bisogna evitare che si spenga da luce, sostenere la cooperazione e la campagna per Barghouti libero, che è tutt’una con la battaglia il riconoscimento dello Stato palestinese”.

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