«Porta d’Italia: il territorio dove l’intermodalità diventa un paradigma e non un progetto». Con queste parole il consigliere comunale d’opposizione Paolo Poletti ha aperto il suo intervento sul ruolo strategico del litorale nord-occidentale del Lazio, un’area che da semplice periferia della Capitale sta assumendo una nuova fisionomia economica, culturale e infrastrutturale. Secondo Poletti, il corridoio che collega Fiumicino a Civitavecchia — passando per Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella e arrivando fino a Tolfa e Allumiere — rappresenta oggi un esempio concreto di integrazione funzionale tra porto, aeroporto, ferrovia ad alta capacità, rete autostradale e retroporto naturale in espansione. «Non è la geografia o la storia a dare identità a questo territorio, ma la capacità di far dialogare trasporto marittimo, su gomma, ferro e via aerea», ha sottolineato. Il consigliere ha portato esempi concreti di intermodalità: dal container refrigerato che passa dal porto alla piattaforma aeroportuale mantenendo temperatura e documentazione digitale, alla possibilità di trasportare merci via treno AV o aereo cargo senza attese, fino al collegamento con reti TEN-T che trasformano un corridoio locale in un corridoio europeo. Un sistema che, secondo Poletti, rappresenta un’occasione unica per ridurre i costi logistici, alleggerire il traffico stradale e garantire tempi certi alle imprese. La posizione geografica del territorio colloca inoltre l’area nel cuore delle nuove rotte agroalimentari: dal green corridor Egitto-Italia all’espansione di Tangeri Med, fino ai transiti dal Mediterraneo orientale. Per Poletti, il binomio Civitavecchia-Fiumicino potrebbe così diventare un hub capace di integrare produzione, trasporto e mercato, valorizzando anche la specializzazione agricola locale. Non mancano però le sfide: l’interdipendenza delle infrastrutture richiede resilienza. Un guasto o un blocco informatico, avverte il consigliere, può avere effetti a catena lungo tutta la filiera. Fondamentali, quindi, l’applicazione di norme europee e nazionali come NIS2, CER e il Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica per garantire continuità e competitività. Poletti ha concluso il suo intervento proponendo un dibattito su una “nuova provincia”, un riconoscimento formale di un sistema già funzionante che integra logistica, turismo, agroalimentare e cultura. «Se si parla di Porta d’Italia è perché questa porta è già aperta. Bisogna solo decidere se lasciarla socchiusa o renderla una via d’accesso stabile al Mediterraneo contemporaneo», ha affermato. Un’analisi che rilancia l’attenzione sul potenziale strategico del litorale nord-occidentale del Lazio, invitando istituzioni e imprese a coordinare risorse e infrastrutture per trasformare un corridoio già operativo in un modello nazionale di intermodalità e sviluppo economico.
Porta d’Italia: quando l’intermodalità trasforma il territorio in modello nazionale






