sabato, Dicembre 6, 2025

Ladispoli, il paesaggio perduto che ispirò Rossellini Quando Torre Flavia era una palude di musica e colori

Tra asfalto, costruzioni e traffico, oggi la strada che collega Ladispoli a Campo di Mare sembra aver smarrito ogni traccia della magia che un tempo la avvolgeva. Le case sfiorano la riserva di Torre Flavia, i rumori delle auto hanno sostituito il fruscio degli uccelli migratori e la pianura, un tempo selvaggia, è diventata un quartiere. Ma dietro questo presente così urbanizzato si nasconde una storia di rara poesia: quella di un paesaggio capace di ispirare la musica di Renzo Rossellini, compositore e fratello del regista Roberto. A ricordarlo, nel 2003, fu Crescenzo Paliotta, medico, memoria storica ed ex sindaco di Ladispoli, in un articolo pubblicato sul Gazzettino di Ladispoli. Paliotta descrisse con precisione il mondo degli anni Venti, quando il borgo era un agglomerato di poche case affacciate sul Sanguinara, sul Vaccina e su una via Odescalchi ancora immersa nel silenzio. C’era un piccolo albergo dal profumo di salsedine, uno stabilimento balneare interamente in legno, e davanti agli occhi del giovane Rossellini una natura sconfinata che si distendeva fino a Santa Severa e alla Tolfa. È da quel paesaggio – oggi scomparso – che nacque uno dei suoi lavori più evocativi. Nel 1937 Rossellini compose “Canto di palude”, ispirato proprio alle visioni e ai suoni dell’infanzia ladispolana. La partitura debuttò all’Augusteo nel 1938 diretta da Riccardo Zandonai. Ne seguirono interpretazioni illustri: Bernardino Molinari la portò persino negli Stati Uniti, mentre l’amico Massimo Freccia la diresse nel 1939 al Lewisohn Stadium di New York. Paliotta racconta come, dalle finestre di casa in via Duca degli Abruzzi, il giovane Renzo osservasse la palude che circondava Torre Flavia: un mondo primordiale, ricco di fauna, dove “giochi di colori strani ed irrequieti” e un “concerto incredibile” di animali regolavano il ritmo delle giornate. Un luogo capace di scolpire per sempre la sua immaginazione musicale. Oggi, di quel paesaggio, restano frammenti. Ma la memoria di Rossellini e le parole di Paliotta ricordano quanto fosse preziosa quella natura perduta – un patrimonio culturale che, seppure non più visibile, continua a vivere nelle note di una composizione nata tra le paludi e la luce vibrante di una Ladispoli che non c’è più.

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