E’stata salutata da oltre undici minuti di applausi la prima di ‘Lady Macbeth del distretto di Mcensk’, che questa sera ha inaugurato la stagione lirica della Scala. Applausi per tutti, caloros per il maestro Riccardo Chailly e per il regista Vasily Barkhatov. “Un’opera un po’ alternativa, ma ormai un classico” ha commentato il ministro della Cultura Alessandro Giuli, “buonissima la prima, una grande prova di orchestra”. Gli ha fatto eco il sottosegretario Gianmarco Mazzi: “La scelta coraggiosa di aprire la stagione con la Lady Macbeth di Sostakovic si è rivelata davvero felice. Rappresentazione potente per un capolavoro musicale assoluto e senza tempo, eseguito con rara maestria dal direttore Riccardo Chailly, dai professori dell’Orchestra e dagli artisti del Coro. Eccezionali le interpretazioni dei cantanti in scena. Complimenti al Sovrintendente Fortunato Ortombina per una prima all’altezza della grande storia del Teatro alla Scala, che ha anche incontrato il favore del pubblico, come testimoniato dal successo di vendita dei biglietti”. Quest’anno, la Prima registra l’incasso più alto: 2 milioni 800mila euro, ben più dei due milioni 580mila euro della Forza del Destino dello scorso anno. Si sono quindi riaccese le luci sulla nuova stagione del Teatro alla Scala, aperta con un titolo che unisce memoria e scandalo storico. Diretto da Riccardo Chailly al suo ultimo 7 dicembre come direttore musicale, per la regia di Vasily Barkhatov e la soprano americana Sara Jakubiak nel ruolo della protagonista Katerina L’vovna Izmajlova. La decisione di aprire la stagione con quest’opera, scritta tra il 1930 e il 1932, non è stata affatto casuale, poiché cade nel cinquantesimo anniversario della morte del compositore russo, Dmitrij Šostakovič (1906–1975). Riccardo Chailly, al suo dodicesimo e ultimo 7 dicembre scaligero, ha guidato l’orchestra con chiarezza ed energia, riportando l’opera del compositore russo al centro di uno spettacolo raffinato e sorprendentemente contemporaneo. La versione originale del 1934 – quella che fece infuriare Stalin e che costò a Šostakovič anni difficili nella Russia comunista – si è rivelata in tutta la sua forza: aspra nei contrasti, ironica nei dettagli, toccante nel suo ritratto di Katerina Izmajlova. “La mia Katerina? E’ stata una tigre”, ha commentato il soprano Sara Jakubiak. “Non mi aspettavo questo successo, non si aspetta mai una cosa del genere nella vita. Non so dire quanto mi senta fortunata per questo. Penso di aver guidato la macchina a 200 miglia all’ora in questa esperienza. E sono semplicemente felicissima”. Jakubiak ha offerto un’interpretazione magnetica e forte, costruita su una voce densa di colore e su una presenza scenica incisiva. Con lei, Najmiddin Mavlyanov, Yevgeny Akimov e Alexander Roslavets: un cast saldo, capace di restituire le sfumature più taglienti della scrittura musicale. La regia di Vasily Barkhatov ha unito realismo e visionarietà con misura, mentre scene, costumi e luci hanno creato un ambiente teatrale elegante, essenziale e di grande impatto, con una trasposizione negli anni ’50 dell’Unione Sovietica, capace di mescolare violenza, pietà, erotismo e grottesca comicità. In una Prima caratterizzata da una presenza esigua della politica – unica volta con un solo ministro presente, almeno negli ultimi due decenni, a parte l’anno del Covid – la senatrice a vita Liliana Segre è stata di nuovo protagonista. Al suo ingresso nel palco centrale, dove per il terzo anno consecutivo ha preso il posto che normalmente spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è infatti stata accolta dal pubblico con un applauso. Questa volta a tenere banco è stato soprattutto il titolo della Prima, ‘Una lady Macbeth del distretto di Mcensk’, opera moderna e cruda con scene, previste dal libretto, di stupro e violenza (tanto che il teatro ha messo un avviso sui tablet con i sottotitoli). Poca politica? “Ce ne faremo una ragione, noi viviamo bene anche da soli….” ha replicato il presidente della Lombardia Attilio Fontana parlando una prima “pre olimpica”, visto che fra meno di due mesi proprio qui si inaugureranno i Giochi invernali, anche lui nel palco centrale con ministro Giuli e i vicepresidenti di Senato e Camera Gian Marco Centinaio e Anna Ascani, carica principale nel palco centrale il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso. Mentre in altri palchi si trovavano il sottosegretario alla Cultura Gian Marco Mazzi, quelli all’Economia Federico Freni e Licia Albano. La Scala, ha aggiunto il sindaco Giuseppe Sala, non ha perso il suo fascino “anzi, a livello internazionale va sempre meglio”.
Prima alla Scala, un lungo applauso finale per la “Lady Macbeth” di Šostakovič






