sabato, Dicembre 13, 2025

Il Mausoleo Garibaldino custode della memoria sul Gianicolo

Sul suggestivo colle del Gianicolo, nella località del Colle del Pino, si erge il Mausoleo Ossario Garibaldino, luogo di silenzio e di memoria. Questo spazio sacro si inserisce in un itinerario garibaldino tra i più evocativi di Roma che collega monumenti simbolo come il Museo della Repubblica Romana a Porta San Pancrazio, la statua equestre di Giuseppe Garibaldi, quella ad Anita Garibaldi e i busti dei garibaldini lungo la Passeggiata. Qui riposano i caduti delle battaglie combattute tra il 1849 e il 1870, anni decisivi del Risorgimento italiano, quando Roma era il cuore conteso di un sogno nazionale: diventare la Capitale d’Italia. Progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci e inaugurato il 3 novembre 1941, negli anni del regime fascista, il mausoleo accoglie i resti ossei di circa 200 patrioti anonimi e i nomi incisi di oltre 1.600 eroi. La sua architettura, austera e solenne, si ispira alla classicità romana e fonde il mito risorgimentale con l’eco imperiale di Roma, evocando la grandezza e la severità dei monumenti antichi. Dominato dal travertino chiaro e dal granito rosso, il complesso si staglia nel cielo del Gianicolo come un baluardo eterno, dove ogni pietra sembra sussurrare le gesta di un’epoca eroica. Nel 1849 Giuseppe Garibaldi guidò con ardore la difesa della Repubblica Romana contro l’assedio francese. Le battaglie si accesero a Porta San Pancrazio, al Vascello e sul Gianicolo, dove il giovane Goffredo Mameli fu ferito mortalmente il 3 giugno, lasciando come eredità eterna l’inno “Fratelli d’Italia”. Dopo la Breccia di Porta Pia del 1870, che segnò la fine del potere temporale papale, Garibaldi e il figlio Menotti promossero nel 1879 un primo ossario raccogliendo salme dal Cimitero del Verano e dai campi di battaglia. Negli anni ’30, fu Ezio Garibaldi, presidente della Società dei Reduci Patrie Battaglie, a rilanciare con forza il progetto di un mausoleo permanente, sostenuto dal governo. Il quadriportico centrale in travertino, elevato su una maestosa gradinata, racchiude un’imponente ara monolitica in granito rosso di Baveno, decorata con lupa, aquila imperiale, scudi e gladi romani a evocare l’antica grandezza. Ai quattro vertici, piedistalli reggono bracieri bronzei con teste di lupa, tradizionalmente accesi durante le cerimonie commemorative; l’attico principale reca il motto garibaldino “Roma o Morte” e l’iscrizione solenne “Ai caduti per Roma 1849-1870”, mentre incisioni dettagliano battaglie come Aspromonte (1862), Mentana (1867) e Porta Pia. Una doppia rampa posteriore conduce alla cripta sotterranea.

 

 

Articoli correlati

 

Ultimi articoli