È nella comunicazione permanente che sembrano essersi rifugiati il sindaco Marco Piendibene e il suo ormai inseparabile “sindaco aggiunto” Enzo D’Antò, protagonisti di una narrazione continua che ha un obiettivo sempre più evidente: spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai nodi veri dell’amministrazione cittadina. Una strategia fatta di post, video, dichiarazioni e inaugurazioni, dove l’annuncio precede – e spesso sostituisce – l’azione concreta. Emblematico il caso dei cantieri “aperti da venti giorni”, a partire da quello della stazione. Un cantiere che, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, appare a chiunque passi da lì come fermo al punto zero. Dopo il taglio del nastro in pompa magna, le parole solenni e le fotografie di rito, non si è visto altro. O meglio, secondo la versione fornita dal sindaco aggiunto, sarebbero in corso misteriosi “lavori preliminari” di preparazione del cantiere. Quali siano, resta un segreto noto solo a lui. Così come rimane poco chiaro come si possa procedere senza autorizzazioni e permessi urbanistici che in passato non sono mai arrivati, bloccati per anni proprio dagli uffici comunali in attesa di una variante che oggi, improvvisamente, sembrerebbe non servire più. È la rappresentazione plastica di una politica che confonde il rendering con la realtà e lo storytelling con l’amministrazione. Una politica dell’immagine che però entra in rotta di collisione con i fatti, soprattutto quando i cantieri non sono immaginari ma producono effetti concreti e dolorosi. Il mercato cittadino è il caso più evidente e rischia di diventare la cronaca di una catastrofe annunciata. Gli operatori, già messi a dura prova da anni di difficoltà, si sono visti sottrarre anche la possibilità di lavorare in modo dignitoso durante il periodo natalizio, tradizionalmente l’unico in grado di garantire un minimo di respiro economico. Bancarelle penalizzate, attività spezzettate, spazi ridotti e una prospettiva fatta solo di incertezze, senza tempi certi né risposte chiare. Ma il problema non è soltanto sociale o economico. È profondamente amministrativo. Quei lavori, così come sono stati avviati e gestiti, rischiano seriamente di non essere conclusi entro le scadenze imposte dal PNRR. Uno scenario già visto altrove e dagli esiti prevedibili: l’impresa dovrà comunque essere pagata, il finanziamento potrebbe andare perso e, nella peggiore delle ipotesi, il Comune potrebbe essere chiamato a restituire anche le somme già incassate. Un doppio danno, per le casse pubbliche e per la credibilità dell’ente. Intanto, mentre i problemi reali si accumulano, Piendibene e D’Antò continuano a raccontare un’altra città, una versione parallela dei fatti. Una narrazione che ricorda vagamente una fiction politica, dove il rumore mediatico serve a coprire ciò che non funziona. È una gara a chi la spara più grossa, tra mezze verità, omissioni e affermazioni smentite dai fatti, utile solo a confondere le acque e a occupare lo spazio pubblico. Ma la realtà, per quanto ignorata o mascherata, prima o poi presenta il conto. E quando accadrà, i post e i video non basteranno più a spiegare perché, dietro i cantieri annunciati e mai partiti, restano problemi irrisolti, scelte opache e responsabilità che attendono ancora di essere chiarite.
Civitavecchia, tra annunci e cantieri fantasma: la politica del rendering che copre i problemi reali






