lunedì, Dicembre 15, 2025

Roma Capitale avrà fondi certi. L’emendamento del Governo alla manovra

Roma Capitale uscirà dal meccanismo perequativo del Fondo di solidarietà comunale a partire dal 2026, segnando una svolta significativa nei rapporti finanziari tra il Campidoglio e lo Stato. La novità è contenuta in un emendamento del governo alla manovra economica, che modifica in modo sostanziale le regole di partecipazione della Capitale al Fondo, superando l’attuale sistema basato sul confronto tra capacità fiscali e fabbisogni standard dei Comuni. Dal 2026, infatti, Roma non sarà più soggetta ai calcoli variabili legati alla perequazione nazionale, ma vedrà definiti importi fissi sia per il versamento sia per la quota di risorse ricevute. Un cambio di rotta pensato per garantire maggiore stabilità e certezza delle entrate, superando un meccanismo che negli anni ha prodotto oscillazioni e incertezze nei conti dell’amministrazione capitolina. La ratio dell’intervento è esplicitata nella relazione tecnica che accompagna l’emendamento: la fuoriuscita di Roma Capitale dal meccanismo perequativo tradizionale «è volta a tenere conto del particolare rilievo riconosciuto alla stessa dalla Costituzione». Un riconoscimento formale del ruolo unico della Capitale, chiamata a sostenere oneri e funzioni che vanno ben oltre quelli di un Comune ordinario, dalla gestione dei grandi eventi alla presenza delle istituzioni nazionali e internazionali, fino ai servizi garantiti quotidianamente a milioni di pendolari e turisti. Il provvedimento introduce anche un’ulteriore novità rilevante sul fronte delle entrate: sempre a partire dal 2026 viene fissata una quota annua e stabile di Imu che l’Agenzia delle Entrate tratterrà per conto di Roma Capitale, destinandola all’alimentazione del Fondo di solidarietà comunale. L’importo stabilito è pari a 217.035.438 euro all’anno, una cifra che consentirà al Campidoglio di programmare con maggiore precisione il proprio bilancio pluriennale. La misura, accolta con attenzione negli ambienti istituzionali, punta a mettere ordine in un sistema considerato da tempo poco adatto alle specificità di Roma, spesso penalizzata da criteri pensati per realtà territoriali molto diverse. Resta ora da valutare l’impatto concreto della riforma sugli equilibri complessivi del Fondo e sulle risorse destinate agli altri Comuni, ma per la Capitale si apre una nuova fase all’insegna di maggiore autonomia finanziaria e di certezze nei flussi di entrata.

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