Dagli “abbacchi e frattaglie” ai cinema, dai filati ai bar: le insegne storiche sono disseminate sulle facciate dei palazzi di Roma. Sono la memoria storica del tessuto produttivo dei rioni del centro, tra mestieri scomparsi e tradizioni che arrivano fino ai nostri giorni. Il signage sin dall’antichità ha avuto un ruolo fondamentale per la comunicazione visiva. Le insegne sono state per decenni l’unica forma di pubblicità per moltissimi negozi e botteghe e nel tempo si sono trasformate, ad esempio per l’uso del neon, o per le caratteristiche grafiche di lettering e cromie. La storia delle insegne storiche di Roma si intreccia con quella dell’illuminazione, a gas ed elettrica, poi al neon che progressivamente invade gli spazi pubblici e le strade e consente di fare pubblicità anche di notte. Ma le insegne più antiche non sono illuminate e sono direttamente dipinte sulle mura o fissate alle pareti. Sono descrittive, hanno la funzione di comunicare quali prodotti vengono venduti e chi sono i proprietari dell’esercizio commerciale. Un esempio che risale al 1885 è la serie di insegne sulle sei vetrine in vicolo delle Bollette e via delle Muratte che segnalavano la sede principale della storica Vaccheria Serafini. Si trattava di una importante realtà produttiva che vendeva direttamente latte e derivati ma anche altri prodotti, come si legge proprio nelle iscrizioni in rosso: crema, caffè e burro. L’attività di vendita era letteralmente a chilometro zero, perché contigua alla produzione. All’interno dei locali in pieno rione Trevi, si trovava infatti anche la stalla con le mucche. Le insegne hanno uno stile semplice con caratteri in rosso all’interno di riquadri con cornice di stucco. Analoghe le tre insegne collocate al di sopra delle vetrine in via del Pellegrino, 161-163-164 che indicano altrettante attività ormai chiuse da tempo: Pellami Suole, Mercerie e Caffè. Le iscrizioni sono incise e incorniciate e, in base alla documentazione conservata presso l’Archivio storico capitolino, risalgono anch’esse alla fine dell’Ottocento. Rimaste a lungo coperte dall’intonaco sono riemerse soltanto a seguito della ristrutturazione dell’edificio alla fine degli anni Novanta, inizi del Duemila e sono state ripristinate anche nella colorazione.






