Si torna a parlare di erosione nello specchio d’acqua di Torre Flavia e, ancora una volta, il mare restituisce frammenti preziosi del passato. Proprio in queste ore, sulla spiaggia ai piedi della storica torre, sono riaffiorati alcuni basoli, le grandi pietre squadrate utilizzate dai Romani per la realizzazione delle loro celebri e resistentissime strade. Un ritrovamento che non sorprende gli esperti e chi conosce a fondo la storia del territorio. «La cosa non stupisce – interviene Crescenzo Paliotta, consigliere comunale ed ex sindaco di Ladispoli – considerato che Torre Flavia fu realizzata nel Medioevo su una preesistente struttura romana». Un fenomeno, quello dell’affioramento dei reperti, che si era già verificato qualche mese fa, sempre a seguito delle mareggiate che periodicamente colpiscono il litorale. L’erosione costiera, se da un lato preoccupa per l’impatto ambientale e la perdita di arenile, dall’altro continua a riportare alla luce testimonianze di un passato millenario. Da qui l’appello dell’esponente dem: «Le autorità dovrebbero tutelare di più il patrimonio storico del nostro territorio», sottolinea Paliotta, richiamando l’attenzione sulla necessità di interventi mirati di protezione e valorizzazione. Quello di Torre Flavia non è un caso isolato. Ladispoli, negli ultimi anni, si è rivelata un vero scrigno di storia nascosto sotto la sabbia. Solo lo scorso anno, nella zona sud del litorale, tra Marina di San Nicola e il confine con il comune di Fiumicino, venne rinvenuta una barca antica sepolta dall’arenile. In passato, il riaffiorare di scheletri di epoca romana aveva già acceso i riflettori sull’importanza archeologica dell’area. A questi ritrovamenti si aggiungono le testimonianze più recenti, come il bunker di Palo Laziale, utilizzato dai soldati durante la Seconda Guerra Mondiale, ulteriore segno di una costa che conserva tracce di epoche diverse. Un patrimonio fragile, oggi messo a rischio dall’azione del mare, che chiede attenzione, tutela e interventi concreti per non andare perduto.
