Il caso Jeffrey Epstein torna a scuotere le fondamenta del potere americano con un annuncio shock: un altro milione di documenti potenzialmente legati al defunto finanziere è stato consegnato al Dipartimento di Giustizia (DOJ). La notizia, invece di rassicurare l’opinione pubblica, ha scatenato una tempesta di polemiche contro la ministra della Giustizia Pam Bondi e la Casa Bianca. Il DOJ ha infatti dichiarato che saranno necessarie “alcune settimane” per vagliare il materiale prima della pubblicazione, alimentando i sospetti dei Democratici che accusano l’amministrazione di voler violare la legge e proteggere figure chiave. Mentre la pressione politica sale, si riaccendono i riflettori sull’ex principe Andrea. Maria Lacerda, una delle vittime di Epstein, ha rinnovato l’appello affinché il reale britannico risponda finalmente alla giustizia statunitense. Secondo molti osservatori, Andrea sarebbe in possesso di informazioni essenziali per smantellare definitivamente il sistema di abusi creato da Epstein e Ghislaine Maxwell. Nonostante le pesanti accuse mosse in passato da Virginia Giuffrè — la principale accusatrice, recentemente scomparsa — l’ex reale ha sempre respinto ogni addebito, rifiutando finora di collaborare pienamente con gli inquirenti d’oltreoceano. La gestione dei documenti da parte del Dipartimento guidato da Pam Bondi è finita sotto accusa anche per l’insolito controllo editoriale esercitato sui file già diffusi. Finora sono state rese note solo 130.000 pagine, spesso pubblicate e rimosse in modo confuso e accompagnate da postille che definiscono “false e sensazionalistiche” le affermazioni contro il Presidente Trump. Indiscrezioni sempre più insistenti suggeriscono che la Casa Bianca abbia assunto il controllo diretto dell’account X del Dipartimento di Giustizia per dettare una narrativa favorevole al tycoon, un’azione giudicata da molti esperti come una pericolosa interferenza nell’indipendenza della magistratura. Ad alimentare il caos è stata anche la pubblicazione di una lettera che Epstein avrebbe indirizzato a Larry Nassar — l’ex medico della nazionale di ginnastica condannato per abusi — contenente riferimenti alla presunta passione di Trump per le giovani ragazze. L’FBI ha dichiarato la missiva un “falso” solo dopo la sua diffusione, una mossa controversa che ha spinto i critici a parlare apertamente di tentativi di insabbiamento. Dal canto suo, il Presidente ha reagito con la consueta veemenza su Truth Social, scagliandosi contro chi frequentava l’isola di Epstein per poi rinnegarlo e ribadendo di essere stato l’unico ad allontanarsi dal finanziere molto prima dello scandalo, paragonando l’intera vicenda alla “bufala russa” orchestrata per danneggiarlo.
Caso Epstein: un milione di nuovi documenti e scontro totale a Washington






