Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è intervenuto con fermezza per stigmatizzare l’ultima operazione condotta dalle forze israeliane nel sud del Libano. L’attacco ha causato il ferimento di un soldato della missione Unifil, colpito dall’onda d’urto di una potente esplosione verificatasi nei pressi della sua postazione. Guterres ha definito l’accaduto “completamente inaccettabile”, sottolineando come la sicurezza dei peacekeeper debba essere garantita in ogni circostanza. La dichiarazione del Segretario Generale pone l’accento sulla necessità di rispettare il mandato internazionale della missione, richiamando tutti gli attori coinvolti nel conflitto a cessare immediatamente qualsiasi attività che possa mettere a rischio il personale dell’ONU. Il riferimento cardine resta la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, il documento che dal 2006 disciplina la cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah e prevede il dispiegamento delle forze libanesi e dell’Unifil nel settore meridionale del Paese. L’episodio aggrava un quadro già fortemente instabile, in cui le attività di monitoraggio e peacekeeping delle Nazioni Unite si trovano costantemente sotto pressione a causa dell’intensificarsi degli scontri transfrontalieri. Guterres ha ribadito che ogni interferenza con le attività previste dal mandato rappresenta una violazione degli impegni internazionali, esortando le parti a tornare al rispetto degli accordi per evitare un’ulteriore escalation regionale. “Ho annunciato oggi il riconoscimento ufficiale della Repubblica del Somaliland come Stato indipendente e sovrano. Insieme al Ministro degli Esteri Sa’ar e al Presidente della Repubblica del Somaliland, abbiamo firmato una dichiarazione congiunta e reciproca. Questa dichiarazione è nello spirito degli Accordi di Abramo, firmati su iniziativa del Presidente Trump”. Lo ha scritto su X il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu spiegando di essersi “congratulato con il Presidente del Somaliland, il Dott. Abdirahman Mohamed Abdallah” e di aver “elogiato la sua leadership e il suo impegno nel promuovere la stabilità e la pace. Ho invitato il Presidente a compiere una visita ufficiale in Israele. Il Presidente mi ha ringraziato per questa dichiarazione storica e ha espresso apprezzamento per i risultati da me conseguiti nella lotta al terrorismo e nel progresso della pace nella regione”. “Ringrazio il Ministro degli Esteri Sa’ar, il capo del Mossad David Barnea e il Mossad per il loro contributo allo sviluppo odierno e auguro al popolo del Somaliland successo, prosperità e libertà. Lo Stato di Israele intende ampliare immediatamente le sue relazioni con la Repubblica del Somaliland attraverso un’ampia cooperazione nei settori dell’agricoltura, della sanità, della tecnologia e dell’economia”, ha concluso Netanyahu. Per la Repubblica del Somaliland si tratta del primo riconoscimento internazionale ufficiale come Stato indipendente e sovrano. L’incontro a Mar-a-Lago tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu si apre con un inaspettato dossier africano sul tavolo: la questione dell’indipendenza del Somaliland. Nonostante la sintonia su molti temi internazionali, i due leader sembrano aver adottato approcci divergenti su questa delicata crisi diplomatica nel Corno d’Africa. Mentre il Primo Ministro israeliano ha assunto una posizione d’avanguardia, diventando il primo leader a riconoscere ufficialmente la sovranità del Somaliland, Trump ha scelto una linea di estrema cautela. In un’intervista rilasciata al New York Post, il tycoon ha dichiarato di non essere ancora pronto a compiere questo passo, spiegando di avere necessità di tempo per studiare a fondo la situazione. Il Somaliland, un territorio di oltre sei milioni di abitanti che rivendica la propria autonomia dalla Somalia dal 1991, rappresenta un nodo geopolitico complesso: sebbene goda di una stabilità interna e di istituzioni democratiche superiori a quelle di Mogadiscio, la comunità internazionale ha finora evitato il riconoscimento formale per non alimentare spinte secessioniste nel resto del continente. La prudenza di Trump appare legata anche alla sua politica interna. Il Presidente ha infatti richiamato i suoi recenti attacchi retorici contro gli immigrati provenienti dalla regione, suggerendo che una decisione così rilevante debba essere ponderata in base agli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La mossa di Netanyahu, d’altro canto, sembra mirata a consolidare la presenza israeliana lungo le rotte strategiche del Mar Rosso, un obiettivo che ora dovrà essere mediato con la posizione più attendista della Casa Bianca.
Unifil: “L’esercito israeliano spara e ferisce un peacekeeper in Libano”. Guterres: “Inaccettabile”






