lunedì, Dicembre 29, 2025

Cellula italiana di Hamas, base anche a Roma nel quartiere di Centocelle

Un’organizzazione ramificata, silenziosa e ben strutturata, capace di muoversi sotto la copertura della beneficenza e di operare anche nel cuore della Capitale. È quanto emerge dall’inchiesta che ha portato allo smantellamento di una presunta “cellula italiana di Hamas”, al centro di un’operazione congiunta di Digos e Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Genova. Secondo gli inquirenti, uno dei punti operativi del gruppo si trovava a Roma, in via degli Aceri, nel quartiere di Centocelle. Un indirizzo apparentemente anonimo, diventato invece un luogo chiave per la raccolta di fondi che venivano presentati come donazioni umanitarie, ma che, stando alle accuse, erano in realtà destinati a sostenere il movimento islamista palestinese. Figura centrale per il territorio romano e per l’intero Centro-Sud sarebbe stato Abu Omar, indicato come referente operativo della rete. L’uomo, ex dipendente dell’associazione ABSPP ODV, avrebbe svolto un ruolo strategico nella gestione e nel coordinamento delle attività di raccolta. Proprio l’associazione, formalmente impegnata in iniziative di solidarietà, è considerata dagli investigatori uno dei principali canali utilizzati per convogliare il denaro verso Hamas. Il sistema, secondo la ricostruzione della Procura, era tanto semplice quanto efficace. Le somme raccolte venivano annotate con precisione, registrate e successivamente consegnate a Sulaiman Hijazi, altro nome chiave dell’indagine. A lui spettava il compito di trasferire i fondi verso Milano, snodo finale della rete logistica e finanziaria, da cui il denaro avrebbe poi preso la strada dell’estero. L’operazione ha messo in luce un meccanismo che sfruttava la fiducia dei donatori e la sensibilità verso cause umanitarie, mascherando finalità ben diverse. Un’attività che, secondo gli investigatori, si sarebbe protratta nel tempo grazie a una rete di contatti distribuiti sul territorio nazionale e a una gestione attenta dei flussi di denaro, pensata per evitare controlli e destare il minor sospetto possibile. L’inchiesta rappresenta un nuovo fronte nella lotta al finanziamento del terrorismo internazionale e accende i riflettori su come anche realtà associative formalmente legali possano essere strumentalizzate per finalità illecite. Le indagini proseguono per chiarire l’ampiezza della rete, individuare eventuali altri soggetti coinvolti e ricostruire con esattezza il percorso dei fondi raccolti, mentre Centocelle si ritrova, suo malgrado, al centro di uno scenario che va ben oltre i confini del quartiere e della città.

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