Erano in “prima fila” e “non fecero niente” per evitare la morte di un uomo. Tre ex poliziotti sono stati dichiarati colpevoli per aver violato i diritti civili di George Floyd, l’afroamericano rimasto ucciso nel 2020, durante un’operazione di polizia a Minneapolis, Minnesota. Il verdetto arriva a dieci mesi di distanza da quello di condanna del principale imputato, Derek Chauvin, l’uomo ripreso da un video mentre premeva con il ginocchio sul collo di Floyd, tenuto a terra con le mani dietro la schiena. L’afroamericano aveva supplicato di poter respirare, ma sia Chauvin sia i suoi colleghi non avevano fatto niente per alleviare la sua sofferenza. Floyd era poi morto per arresto cardiaco. Gli ex agenti Alexander Kueng, Thomas Lane e Tou Thao sono stati dichiarati colpevoli non solo di aver violato i diritti civili di Floyd, ma non di non essere intervenuti per fermare il loro collega. A giugno il giudice emetterà la sentenza con cui verranno quantificati gli anni da scontare: i tre rischiano fino all’ergastolo anche se, in base alla statistica, sembra un’ipotesi difficile.