Il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ospite oggi al Consiglio Europeo a Bruxelles al termine del summit della Nato e della riunione dei leader del G7. E’ già in città da ieri: rue Ducale, la via su cui si affaccia l’ambasciata Usa, è bloccata dalla polizia belga con i cavalli di Frisia. E’ la prima volta in assoluto che un presidente americano partecipa fisicamente ad un Consiglio Europeo nella capitale belga. Ma, se spingerà perché l’Europa colpisca la Russia con sanzioni sull’energia, il presidente democratico non troverà il terreno spianato. I capi di Stato e di governo europei lo attendono per una discussione che un alto funzionario si spinge a definire “franca”, precisando comunque che verrà sottolineata la “solida unità” tra le due sponde dell’Atlantico di fronte all’aggressione della Russia all’Ucraina. Altri inorridiscono udendo l’aggettivo ‘franco’ accostato ad uno scambio tra il presidente degli Stati Uniti d’America e i capi di Stato e di governo dell’Ue, nel pieno di una guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, e propendono per parole meno contundenti. Sarà una discussione aperta, poiché una discussione “franca”, in linguaggio diplomatico, equivale a dire che si concorda di essere in disaccordo. Non succederà, domani, tra Biden e i leader Ue. Ma, al di là degli aggettivi, è pressoché certo che, se ci sarà un nuovo pacchetto di sanzioni Ue, non toccherà l’energia. Non ora, almeno. L’Unione, spiega un alto funzionario Ue, “è una realtà con diversi Stati membri, che hanno visioni diverse” e potrebbe essere utile per il presidente degli Stati Uniti ascoltare le “differenti posizioni” dei leader. L’Ue insisterà perché si continui con un “forte coordinamento” internazionale sulle sanzioni da adottare nei confronti della Russia, tenendo ben conto del fatto che gli Stati Uniti “sono meno dipendenti sul piano energetico” dalla Russia rispetto a quanto non lo sia l’Ue. La possibilità di un blocco delle importazioni di petrolio dalla Russia “è sul tavolo”, ma “in funzione dei diversi interessi degli Stati membri”, che su questo tema non sono uniti. Quindi, non adesso, ma quando eventualmente si deciderà di toccare l’energia. Alcuni Paesi, come i Baltici, spingono perché si proceda in questo senso, ma le capitali non sono concordi. Non potrebbe essere diversamente, vista l’enorme differenza dei mix energetici, e anche delle strutture produttive, dei 27: l’Ungheria ha esplicitamente detto di essere contraria, ma non è sola, anche se altri sono meno espliciti. In ogni caso, aggiunge l’alto funzionario, la cooperazione sulle sanzioni con gli Usa sulle sanzioni è stata “eccellente”.