
“Il governo dice solo bugie sull’immigrazione, sulla protezione speciale, sui rimpatri”. Con queste parole si è aperto nel primo pomeriggio di oggi in piazza Venezia a Roma il presidio di protesta, indetto dal “tavolo Asilo e immigrazione” e a cui hanno aderito tra molte associazioni e ong anche Cgil, Arci ed Emergency, contro il decreto migranti (o decreto Cutro) che sta per iniziare la discussione in aula al Senato. Centinaia le persone in piazza, tra le quali tanti stranieri. Tra i partecipanti, la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, che ha definito “disumano” il provvedimento in esame a Palazzo Madama, perché “arricchito di norme che vogliono smantellare un’accoglienza diffusa, l’unica in grado di garantire la vera inclusione delle persone che arrivano, con il coinvolgimento dei sindaci e delle comunità locali”. “Noi ci opporremo a queste norme ingiuste – ha aggiunto – e faremo le nostre proposte alternative su politiche migratorie che siano lungimiranti, efficaci e rispettose dei diritti fondamentali. La smettano di calpestare la dignità delle persone, non si può continuare a trattare come emergenziale per convenienza elettorale, come fa la destra da anni in questo paese, quando quello dell’immigrazione è un fenomeno strutturale che richiede politiche, risorse, saperi e competenze. Basta a questa guerra che fanno contro le ong basata sulle bugie, perché non dicono mai che solo sono una piccola percentuale di chi arriva è salvato dalle loro operazioni di ricerca e soccorso, mentre gran parte dalla Guardia Costiera. È solo fumo negli occhi per coprire la grave assenza di una missione istituzionale di ricerca e soccorso in mare. Servirebbe una Mare nostrum europea, ma non hanno il coraggio di chiederla in Europa, dove fanno le domande sbagliate, non sono capaci di andare dai loro alleati nazionalisti a dire che non servono i muri ma solidarietà”. Schlein ha inoltre stigmatizzato quanto affermato oggi dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida al congresso nazionale del sindacato autonomo Cisal: “Vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque di lavorare e avere una famiglia – aveva affermato il ministro – Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica”. La teoria della sostituzione etnica, cara anche all’estrema destra francese e citata in più casi da responsabili di attentati terroristici negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda, fu formulata per la prima volta negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo, ma non ha mai trovato riscontro scientifico. “Le parole del ministro Lollobridiga sono disgustose, sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo – ha attaccato Schlein – ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz”. In piazza anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “È sotto gli occhi di tutti che il paese ha bisogno di una politica dell’accoglienza. Le nostre pensioni stanno in piedi anche grazie ai contributi dei lavoratori migranti. È ora di smetterla di contrapporre le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare, questo non permette di affrontare i problemi, di combattere le disuguaglianze e lo sfruttamento”. Per don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione antimafia Libera, “l’ideologia, la propaganda politica e la ricerca di consenso annullano l’umanità solo per qualche voto in più. Prima il governo va a Cutro per mostrare la propria commozione e ora procede con l’esclusione. Bisogna ricordare che chi fugge mettendo a rischio la propria vita è una persona disperata senza colpe. Quelle del governo solo scelte indegne di un paese che vuole essere democratico. Senza la protezione speciale consegneremo i migranti in mano alla manovalanza criminale mafiosa. I più fragili diventeranno ancora più invisibili”. Don Ciotti ha poi esorato a “non dare più soldi a quelle realtà, come la Libia, che mettono le persone nei loro lager”.