di Giuseppe Iacoviello
Due anni dopo la tragedia del Mottarone, il ricordo di quel drammatico evento resta vivido. Il disastro della funivia, avvenuto nel maggio 2021, costò la vita a 14 persone, lasciando un solo sopravvissuto: Eitan, all’epoca un bambino di cinque anni. In occasione del secondo anniversario, ripercorriamo le tappe di questa vicenda segnata da emozioni forti e innumerevoli colpi di scena.
Era una domenica soleggiata a Stresa, sulla sponda piemontese del lago Maggiore. La funivia, che collega il lido con la vetta del Monte Mottarone, era in funzione dalle 9:30, dopo aver riaperto ad aprile in seguito a una lunga chiusura dovuta alla pandemia. Intorno alle 12:30, poco prima di raggiungere la stazione di monte, la fune traente si spezzò improvvisamente, provocando il distacco della cabina numero 3. Questa, sospesa al cavo portante, tornò indietro a velocità elevata, urtò violentemente contro un pilone e precipitò al suolo da un’altezza di oltre 20 metri, finendo incastrata in una zona boschiva difficilmente accessibile.
Il bilancio delle vittime divenne sempre più tragico con il passare dei minuti. Inizialmente si parlò di sei morti, poi di otto, dieci, fino ad arrivare a quattordici. Due bambini vennero trasportati in gravissime condizioni all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Uno di loro, Mattia Zorloni, di cinque anni, morì in serata insieme ai suoi genitori Vittorio Zorloni ed Elisabetta Persanini. L’unico sopravvissuto fu Eitan Biran, che perse nell’incidente il padre Amit, la madre Tal Peleg, il fratellino Tom di due anni e i bisnonni Barbara Cohen Konisky e Itshak Cohen, di origine israeliana e residenti a Pavia.
Sul luogo della tragedia giunse immediatamente il procuratore capo di Verbania, Olimpia Bossi, che dispose il sequestro dell’impianto. Confermò che la causa dello schianto era stata la rottura del cavo traente e avviò un’indagine per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. “A seguito della rottura del cavo trainante – spiegò Bossi – sarebbe dovuto entrare in funzione il sistema di emergenza che avrebbe bloccato immediatamente la cabina, ma ciò non è avvenuto. Sarà necessario accertare il motivo di questo mancato intervento”.
Fu allora che emerse per la prima volta il termine “forchettone”, un dispositivo utilizzato per disattivare i freni di emergenza, destinato a diventare un elemento chiave nelle indagini successive.