domenica, Novembre 23, 2025

Il Papa ricorda Giovanni XXIII: “Dio non fa santi in laboratorio”

“Fate sempre tesoro delle vostre radici, non tanto per trasformarle in un blasone o in un baluardo da difendere, quanto piuttosto come di una ricchezza da condividere. La terra si lavora insieme, si lavora per tutti e si lavora in pace; con la guerra, l’egoismo e la divisione si riesce solo a devastarla, come purtroppo stiamo vedendo in tante parti del mondo e in modi diversi”. All’insegna del ricordo di un Papa, San Giovanni XXIII, venuto dalla campagna, dalla terra, Francesco ha incontrato stamane in San Pietro i pellegrini di Sotto il Monte, il Comune in provincia di Bergamo dove, nel 1881, nacque Angelo Giuseppe Roncalli. Un Pontefice che ha fatto del messaggio di pace una delle sue priorità, il desiderio di portare “pacem in terris”, la pace sulle terre, come recita il titolo della sua più famosa enciclica, promulgata in piena Guerra Fredda, nel 1963, come ultimo atto di un pontificato breve ma rivoluzionario. “Nel pellegrinaggio che state facendo volete ricordare anche l’anniversario dell’enciclica Pacem in terris” ha sottolineato infatti il Pontefice. “Mi sembra opportuno richiamare in questo contesto quanto San Giovanni XXIII afferma in essa sul valore di una pace fondata sulla giustizia, sull’amore, sulla verità, sulla libertà, fondata sul rispetto della dignità delle persone e dei popoli” (come è scritto nel testo della Pacem in terrisndr). Nella stessa occasione, il Papa ha ricevuto una rappresentanza da Concesio, alle porte di Brescia, dove nel 1897 nacque San Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini: “Anche questi sono valori che certo ha imparato e conosciuto prima di tutto nelle campagne della Bergamasca, e lo stesso vale per San Paolo VI nelle terre bresciane” (Giovanni Battista Montini sarà eletto al soglio di Pietro il 21 giugno di 60 anni fa, ndr), ha osservato ancora Bergoglio. “Fate sempre tesoro delle vostre radici, non tanto per trasformarle in un blasone o in un baluardo da difendere, quanto piuttosto come di una ricchezza da condividere. La terra si lavora insieme, si lavora per tutti e si lavora in pace; con la guerra, l’egoismo e la divisione si riesce solo a devastarla, come purtroppo stiamo vedendo in tante parti del mondo e in modi diversi”. All’insegna del ricordo di un Papa, San Giovanni XXIII, venuto dalla campagna, dalla terra, Francesco ha incontrato stamane in San Pietro i pellegrini di Sotto il Monte, il Comune in provincia di Bergamo dove, nel 1881, nacque Angelo Giuseppe Roncalli. Un Pontefice che ha fatto del messaggio di pace una delle sue priorità, il desiderio di portare “pacem in terris”, la pace sulle terre, come recita il titolo della sua più famosa enciclica, promulgata in piena Guerra Fredda, nel 1963, come ultimo atto di un pontificato breve ma rivoluzionario. “Nel pellegrinaggio che state facendo volete ricordare anche l’anniversario dell’enciclica Pacem in terris” ha sottolineato infatti il Pontefice. “Mi sembra opportuno richiamare in questo contesto quanto San Giovanni XXIII afferma in essa sul valore di una pace fondata sulla giustizia, sull’amore, sulla verità, sulla libertà, fondata sul rispetto della dignità delle persone e dei popoli” (come è scritto nel testo della Pacem in terrisndr). Nella stessa occasione, il Papa ha ricevuto una rappresentanza da Concesio, alle porte di Brescia, dove nel 1897 nacque San Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini: “Anche questi sono valori che certo ha imparato e conosciuto prima di tutto nelle campagne della Bergamasca, e lo stesso vale per San Paolo VI nelle terre bresciane” (Giovanni Battista Montini sarà eletto al soglio di Pietro il 21 giugno di 60 anni fa, ndr), ha osservato ancora Bergoglio.

L'incontro in San Pietro di stamaneLa lettera enciclica era uscita a pochi mesi dalla crisi dei missili a Cuba, il momento di massima tensione tra Usa e Unione sovietica consumato nell’isola caraibica, da poco nelle mani di Fidel Castro dopo la Rivoluzione del 1959. Davanti alla volontà di istallare basi missilistiche di lancio per vettori armati con testate nucleari, l’America aveva risposto con un blocco navale, intimando all’URSS di abbandonare i propri propositi. Il mondo fu sull’orlo di una catastrofe atomica e l’intervento di Roncalli, tra i tanti che in quei giorni si accavallarono, contribuì in maniera determinante alla soluzione pacifica di quell’empasse. “Siamo qui insieme – ha proseguito Bergoglio – a rendere grazie al Signore perché dalle vostre comunità ha scelto due santi pastori, che hanno saputo guidare la Chiesa in tempi di grandi entusiasmi e però altrettanto di grandi domande e sfide. Hanno vissuto come protagonisti l’ondata di nuova vitalità che ha accompagnato il Concilio Vaticano II e hanno dovuto affrontare gravi pericoli come il terrorismo”. “Fratelli e sorelle vi dico una cosa”, ha aggiunto Francesco, “Dio non fa i santi in laboratorio, no. Li costruisce in grandi cantieri, in cui il lavoro di tutti, sotto la guida dello Spirito Santo, contribuisce a scavare profondo, a porre solide fondamenta e a realizzare la costruzione, ponendo ogni cura perché cresca ordinata e perfetta, con Cristo come pietra angolare”. “Accogliendo l’invito del presidente della Mongolia e delle autorità ecclesiali del Paese, papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Mongolia, nei giorni dal 31 agosto al 4 settembre di quest’anno. Il programma e ulteriori dettagli saranno comunicati nelle prossime settimane”: lo ha dichiarato stamane il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni. Il Pontefice ha inoltre espresso il proprio cordoglio per il tragico incidente ferroviario in India, che ha causato la morte di 288 persone. In un telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, inviato al nunzio apostolico in India, mons. Leopoldo Girelli, il Papa affida “le anime dei defunti all’amorevole misericordia dell’Onnipotente” e “invia sentite condoglianze a coloro che piangono la loro perdita”.

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