Nelle indagini sull’incidente ferroviario di Brandizzo si rafforza l’ipotesi a cui sta lavorando la procura di Ivrea: dietro la stage ci sarebbero anche errori umani. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, inoltre, dalle prime testimonianze davanti ai pm emergerebbe quella che sembra essere una vera e propria prassi utilizzata dagli operai per aggirare i divieti e finire prima i lavori: intere squadre al lavoro sui binari prima degli orari concordati. Con una sorta di allarme a vista, un collega con lo sguardo puntato lungo la ferrovia: “Se c’è un treno, io vi avviso e voi vi togliete”. Antonio Veneziano, ex collega dei cinque operai morti, è stato tra i primi a confermare questa ricostruzione. “E’ capitato più volte, andavamo sul binario per affrettare il lavoro”, aveva detto al Tg1. Lunedì è stato sentito in procura. E’ passato anche Antonino Laganà, fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, nonché suo collega di lavoro all’impresa Sigifer di Borgo Vercelli. La sua audizione è stata rinviata a mercoledì. Da Palazzo di giustizia è uscito mano nella mano con il papà, indossando una t-shirt su cui era stampato il volto del fratello. Ascoltata anche quella che è considerata la testimone chiave dell’inchiesta sulla tragedia di Brandizzo, una dipendente delle Ferrovie di 25 anni. E’ lei che, dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto si è tenuta in contatto con il collega sul posto. Ed è lei, secondo quanto risulta dalle telefonate acquisite dagli investigatori, ad avere lanciato quegli avvertimenti rimasti inascoltati. La giovane donna, trasferita a Chivasso dopo un primo periodo ad Alessandria con il sogno di raggiungere prima o poi una sede in Valle di Susa, dove abita la famiglia, ha trascorso l’intera giornata in procura a Ivrea. “L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”, avrebbe ripetuto la donna davanti al pm. La sua deposizione è considerata molto utile per chiarire i contorni dell’incidente costato la vita a cinque operai. Ma non solo. Bisogna districarsi in una selva di regolamenti, procedure, termini tecnici. Intanto le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi: tatuaggi, arcate dentarie, qualunque cosa. Solo in seguito potrà essere concesso il nullaosta per i funerali.