
Filippo Turetta è tornato in Italia. L’unico indagato per l’omicidio e per il sequestro di Giulia Cecchettin, sua ex fidanzata, è arrivato intorno alle 14:30 al carcere Montorio di Verona. Il giovane, 22 anni, era partito stamattina, a bordo di un volo militare, dall’aeroporto di Francoforte, per toccare terra a Venezia. Finora era stato nel carcere tedesco di Halle: sabato 18 novembre era stato fermato in Germania, dopo una settimana di fuga. Lo stesso giorno, in Italia, veniva ritrovato il corpo della ragazza. Turetta farà un primo passaggio nel reparto infermeria dell’istituto penitenziario di Montorio, per valutazioni da parte dell’equipe psicologica e psichiatrica. Potrebbe stare qui qualche giorno, prima di essere trasferito in cella: secondo quanto apprende l’Agi da fonti qualificate, l’opzione dell’isolamento parrebbe esclusa anche per ridurre il più possibile l’eventualità di gesti autolesionistici. Nei prossimi giorni dovrà affrontare l’interrogatorio di garanzia con il gip di Venezia. Solo dopo si terranno gli eventuali colloqui con i genitori. Dalle indagini, intanto, si fa strada l’ipotesi della premeditazione: Turetta avrebbe acquistato in anticipo lo scotch trovato nella zona dove avvenne l’ultima aggressione alla ragazza. Intanto emerge che il padre della vittima, Gino Cecchettin, nella prima denuncia di scomparsa, esprimeva già timori per l’incolumità della figlia. A Turetta, arrivato in carcere, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. Ad attenderlo c’era il suo legale Caruso, a cui alcuni cronisti in mattinata avevano fatto presente che, secondo quanto è emerso, Turetta sarebbe apparso rassegnato durante la sua consegna alle autorità italiane. Il difensore ha parlato di “valutazioni premature”. Gli inquirenti stanno dunque cercando di dimostrare la premeditazione dell’omicidio: sembrerebbe che Turetta avesse ordinato online del nastro adesivo già un paio di giorni prima di sabato 11 novembre, quando vide Cecchettin, la aggredì e poi – come ha confessato alle autorità tedesche al momento dell’arresto – la uccise. Non solo: sembra che tra le carte in mano agli investigatori ci siano prove che dimostrerebbero un presunto sopralluogo di Turetta nella zona industriale di Fossò, dove poi ci fu l’aggressione. Altri elementi che, secondo i pm, puntano verso la premeditazione sono i coltelli che il ragazzo avrebbe portato con sé e i teli di plastica messi sopra il corpo nascosto in una scarpata nella zona del Lago di Bercis, Friuli-Venezia Giulia. I giudici potrebbero presentare poi nuove accuse a carico del ragazzo, tra cui un’imputazione per occultamento di cadavere per aver nascosto il corpo in una zona montuosa in provincia di Pordenone, vicino al lago di Barcis. L’accusa al momento è di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e sequestro di persona.






