
La guerra in Medioriente giunge al giorno 60. Prosegue l’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza, con l’impiego di numerosi carri armati soprattutto al sud. Secondo l’esercito israeliano, almeno 15mila palestinesi sono morti durante i combattimenti dal 7 ottobre, di cui circa 5mila sono militanti di Hamas. Le autorità palestinesi precisano che il 70% delle vittime sono donne e bambini. Per l’Onu la situazione a Gaza è “apocalittica”. “Troppi civili innocenti sono stati uccisi a Gaza”, afferma il consigliere per la Sicurezza americano, Jake Sullivan. Ma secondo il portavoce dell’esercito israeliano il rapporto di due civili palestinesi morti nella Striscia di Gaza per ogni militante di Hamas ucciso è “tremendamente positivo” date le sfide del combattimento urbano. Israele sta valutando la possibilità di allagare i tunnel sotterranei di Hamas nella Striscia di Gaza e ha assemblato a tale scopo “un sistema di grandi pompe”, secondo un rapporto del Wall Street Journal che cita funzionari americani. Il quotidiano Usa afferma che la tattica israeliana “potrebbe distruggere i tunnel e scacciare i combattenti dai loro rifugi sotterranei, ma anche minacciare l’approvvigionamento idrico di Gaza”. Un palestinese è stato ucciso durante un’operazione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Qalandya, in Cisgiordania. Lo ha riferito l’agenzia Wafa che, citando fonti mediche, ha identificato l’uomo in Muhammad Yousef Hassan Manasra (25 anni). “Le forze di occupazione – ha proseguito l’agenzia di stampa palestinese – hanno arrestato il fratello”. La Wafa ha segnalato anche il ferimento di 4 palestinesi in scontri con l’esercito nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme, in Cisgiordania. La situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è “apocalittica”: i civili sono costretti a fare “una scelta impossibile dopo l’altra” in un territorio dove “nessuno luogo è sicuro” e “nessuno è al sicuro”. Lo scrive su X il sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari, Martin Griffiths.






