“Ogni Stato ha le sue leggi, la sua Costituzione. L’applicazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione ci impone dei caveat rispetto all’utilizzo delle armi che diamo all’Ucraina: devono essere necessariamente usate per la difesa dell’Ucraina, che significa anche colpire i russi in Ucraina, ma non possono essere utilizzate nel territorio di un altro Paese. E’ la mia opinione, condivisa dalla premier e dal ministro Tajani, perché parliamo di cose senza precedenti nella nostra storia”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo al convegno nazionale dei Giovani imprenditori di Confindustria in corso a Rapallo. “Per noi è impossibile usare le nostre armi fuori dall’Ucraina. Siamo pronti a inviare altre armi ma è importante usare queste armi dentro l’Ucraina per la difesa, come ad esempio la difesa aerea. Abbiamo inviato i Samp-T ed è possibile inviare altri Samp-T in difesa, ma è importante utilizzare queste armi dentro l’Ucraina per la difesa”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla ministeriale informale Esteri a Praga. “Cosa spera che dica Tajani oggi al vertice dei ministri degli Esteri rispetto all’idea di colpire le basi russe? Che l’Italia non è in guerra con la Russia e non è titolata – perché la nostra Costituzione ripudia la guerra – a uccidere, sparare e bombardare in Russia”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. “Fin dall’inizio dell’aggressione abbiamo difeso l’Ucraina con aiuti militari, economici, umanitari. Abbiamo spalancato le parte ai migliaia di donne e bambini ucraini, ma mai permetterò a nome mio e della Lega che un solo missile bombardi o uccida in Russia, perché non voglio lasciare ai miei figli la guerra mondiale alle porte e chi parla con superficialità di attaccare la Russia è un criminale”, ha aggiunto. La possibilità di utilizzare armi fornite dalla Nato anche sul territorio russo “credo che debba preoccupare ogni persona che abbia a cuore le sorti del nostro mondo. Questo potrebbe comportare un’escalation che nessuno potrà più controllare: è una prospettiva davvero inquietante”. Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, a margine di un evento a Milano. “Siamo impegnati sul piano umanitario, soprattutto sulla questione del ritorno dei bambini ucraini in patria, un meccanismo che è stato avviato con la visita del cardinal Zuppi a Kiev e a Mosca che sta portando dei frutti. Altri spazi non ci sono”.
Ucraina, Tajani: “Possibile invio di altri armi ma Kiev le usi solo per difendersi”






