Non ha retto alle minacce, ai ricatti e a 147mila euro saliti a 600mila in 3 anni. Sotto le pressioni della ‘Ndrangheta, stretto nella morsa dell’usura e dell’estorsione un imprenditore che operava nel settore ittico, si è tolto la vita. Per quella morte quattro persone sono state arrestate. Secondo quanto emerso dall’indagine dei carabinieri provinciali di Roma coordinati dalla direzione distrettuale antimafia, l’imprenditore, 54 anni, sarebbe stato spinto a quel gesto con minacce andate avanti anche dopo aver denunciato le continue vessazioni. Nelle ordinanze di custodia cautelare eseguite tra la capitale e Latina e disposte dal gip del tribunale di Roma, si elencano i reati che vanno dall’estorsione aggravata del metodo mafioso alla morte come conseguenza di un altro reato. L’indagine è scattata un anno e mezzo fa dopo la denuncia dell’imprenditore. Un racconto del terrore. Parla di continue pressioni per costringerlo a pagare 600mila euro a fronte del debito di 147mila maturato tra il 2020 e il 2021. Non solo. I quattro indagati, titolari e collaboratori di una società operante sempre nel settore ittico, avrebbero terrorizzato l’uomo con la cessione del credito ad una cosca della ‘Ndrangheta. Si fanno dare 60mila euro e poi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, lo costringono a firmare un documento di pagamento per accollarsi il debito di oltre mezzo milione di euro da estinguere con la malavita ed evitare così le conseguenze minacciate nei confronti suoi e dei suoi familiari. Dopo la denuncia e l’avvio delle indagini il gesto estremo dell’imprenditore. Oggi le manette.






