“Ho negato il porto d’armi a Campiti perché l’ho ritenuto potenzialmente inidoneo, pericoloso”. A dirlo, sentita in aula come testimone, l’ex questore di Rieti Maria Luisa Di Lorenzo, ora in servizio ad Arezzo. Nel 2020 fu negato il porto d’armi a Claudio Campiti, l’uomo che poi l’11 dicembre del 2022 ha aperto il fuoco durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto uccidendo quattro donne. A processo insieme a Campiti anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove il killer prese l’arma utilizzata poi per compiere la strage. ”Quando ero in servizio a Rieti arrivavano molte richieste di porto d’armi per via della caccia, una cinquantina al mese, e la percentuale di diniego era alta. Ogni decisione veniva motivata – ha spiegato davanti ai giudici della Prima Corte di Assise di Roma – caso per caso. La condotta per chi doveva essere autorizzato doveva essere specchiata”. In particolare, sulla base di un’istruttoria svolta dai carabinieri della stazione del Comune di Ascrea, è risultata “una denuncia in stato di libertà per danneggiamento, per aver dato alle fiamme 4 mastelli per la raccolta dei rifiuti, tre panchine, 48 sedie, e 4 tavoli all’interno del Consorzio Valleverde, quindi non potevo assolutamente pensare che ci potesse essere una idoneità o una buona condotta del soggetto”.






