venerdì, Maggio 2, 2025

Trump: “Ridurrò i dazi sulla Cina, ma non a zero”. Musk annuncia: “Da maggio lavorerò meno per il presidente Usa”

Mentre l’Fmi ha tagliato le stime di crescita per Usa e Cina sulla scia della guerra commerciale, Donald Trump ha ammesso, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, che gli effetti negativi dei dazi si sentiranno per un po’ negli Stati Uniti. Inoltre ha aggiunto che, alla fine, ridurrà i dazi sulla Cina, “ma non a zero”. E, dopo giorni di attacchi al capo della Fed, il presidente Usa ha assicurato di non aver “alcuna intenzione” di licenziare Jerome Powell. Intatno Elon Musk ha affermato che da maggio ridurrà il lavoro per l’amministrazione Trump per concentrarsi su Tesla (i cui utili nel primo trimestre sono crollati del 71%, a 409 milioni di dollari). Il segretario del Tesoro americano Scott Bessent ha dichiarato a un evento a porte chiuse ospitato da JPMorgan Chase che la situazione di stallo commerciale tra Washington e Pechino non è sostenibile e si aspetta una de-escalation. Le dichiarazioni di Bessent, riportate dalla Cnn, arrivano proprio quando Donald Trump ha dichiarato che “alla fine” ridurrà i dazi alla Cina “ma non a zero”. Bessent ha anche sottolineato la necessità di un commercio equo e ha affermato che Pechino deve riequilibrare la propria economia. Oltre 200 ex funzionari della sicurezza nazionale e diplomatici americani chiedono di opporsi a quello che definiscono “l’attacco” alla democrazia da parte dell’amministrazione Trump. Lo riporta la Cnn. In una lettera aperta, i funzionari affermano che il “fondamento morale” della “leadership globale” americana è a rischio. Tra i numerosi firmatari figurano decine di ambasciatori in pensione, tra cui l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, e l’ex vicesegretario generale della Nato, Alexander Vershbow, oltre a diversi ex agenti di intelligence della Cia in pensione. Nel giorno in cui il segretario di Stato americano Marco Rubio ha annunciato importanti tagli al dipartimento i diplomatici scrivono che “la sfida viene dall’interno, poiché il presidente Trump e la sua amministrazione hanno attaccato i pilastri della nostra democrazia qui in patria e la nostra forza in tutto il mondo”. Elon Musk ha affermato che da maggio ridurrà il lavoro per l’amministrazione Trump per concentrarsi su Tesla (i cui utili nel primo trimestre sono crollati del 71%, a 409 milioni di dollari). Musk ha spiegato che il suo lavoro per Washington è “quasi completo”. “Continuerò a lavorare con il team per il resto del mandato del presidente Donald Trump per assicurarmi che sprechi e frodi non si verifichino più”, ha dichiarato il miliardario precisando che vi si dedicherà “un giorno o due a settimana. Finché il presidente lo vorrà”. Donald Trump ha ammesso, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, che gli effetti negativi dei dazi si sentiranno per un po’ negli Stati Uniti. “Stiamo andando molto bene. Vedo che il mercato azionario è cresciuto, ma questo è un periodo di transizione, e ci vorrà un po’”, ha affermato. Donald Trump non ha “alcuna intenzione” di licenziare il capo della Fed, Jerome Powell. Lo ha detto il presidente parlando con i giornalisti nello Studio Ovale dopo giorni di attacchi al presidente della Banca centrale americana. L’amministrazione Trump “sta procedendo molto bene per quanto riguarda un potenziale accordo commerciale con la Cina” e sta “preparando il terreno per un accordo” con Pechino. Lo ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Katherine Leavitt, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo quanto reso noto dalla portavoce, per quanto riguarda i dazi vi sono 18 proposte di accordo commerciale sul tavolo e i funzionari della Casa Bianca incontreranno i rappresentanti di 34 Paesi solo questa settimana. La ricerca per individuare un nuovo capo del Pentagono è iniziata, dopo l’ennesimo scandalo che ha coinvolto Pete Hegseth. Lo ha riferito un funzionario della Casa Bianca all’emittente radiofonica pubblica Npr, nonostante ufficialmente Donald Trump abbia ribadito la fiducia verso l’attuale segretario alla Difesa. Negli Usa il ministero dell’Istruzione comincerà il mese prossimo a riscuotere prestiti studenteschi in default anche attraverso la trattenuta forzata dei salari. La misura annunciata da funzionari federali riguarda potenzialmente circa 5,3 milioni di ex studenti rimasti indietro con la restituzione dei debiti contratti con lo stato per poter frequentare l’università. “I contribuenti americani non saranno più costretti a fare da garanzia a politiche irresponsabili sui prestiti studenteschi”, ha dichiarato la ministra dell’Istruzione Linda McMahon. L’annuncio chiude un periodo di tolleranza avviato nel marzo 2020 all’inizio della pandemia da Covid. Sotto la presidenza di Joe Biden, il ministero dell’Istruzione aveva tentato più volte di concedere un condono generalizzato dei prestiti studenteschi, ma era sempre stato fermato dai tribunali.

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