Molto provata: così la descrive la sua legale. Oggi Giada Crescenzi alla fine ha deciso di non rispondere alle domande del magistrato durante l’interrogatorio nella casa circondariale di Civitavecchia. Il giudice non ha convalidato il fermo, ma ha disposto comunque che la 31enne resti in carcere. C’è il rischio che possa inquinare le prove. Gli inquirenti l’accusano del delitto della suocera, Stefania Camboni. Uccisa con 34 coltellate nella sua villetta di Fregene. Colpi tremendi in punti vitali, alla gola e al cuore. Inferti, in base ai primi risultati dell’autopsia, durante il sonno. I sospetti dei carabinieri coordinati dalla procura di Civitavecchia si sono subito concentrati sul compagna del figlio della vittima. La coppia viveva nella stessa casa di Stefania da qualche mese. L’ombra di liti frequenti, dissapori. Giada, 31enne, era in casa la notte del delitto. Per i pm sono evidenti le incongruenze tra il suo racconto e quello del compagno che, rientrato dal lavoro giovedì mattina, ha ritrovato il corpo della madre. Tra le prove raccolte le ricerche online fatte dall’indagata: come cancellare tracce di sangue dal materasso e come avvelenare una persona. “Attendiamo l’ordinanza del giudice e poi valuteremo se fare o meno ricorso al riesame – dice l’avvocata Anna Maria Anselmi che difende Giada Crescenzi. “Ricordiamo – aggiunge – che l’arma e il telefono della vittima non sono state ancora trovate e che Giada non ha segni di colluttazione”.Un appello via social rivolto alla cittadinanza di Fregene da parte del legale della famiglia Camboni – Violoni, l’avvocato Massimiliano Gabrielli. “Una richiesta di collaborazione per eventuali rinvenimenti collegati all’omicidio di Stefania Camboni”, la 58enne trovata morta il 15 maggio scorso nel suo appartamento nel villino di Via Santa Teresa di Gallura. L’autopsia ha rilevato che la donna è stata colpita a morte con 20 coltellate rivolgiamo un accorato appello a tutta la cittadinanza. “Chiediamo con forza e senso civico a chiunque, nelle proprie passeggiate, si imbatta in buste sospette abbandonate in secchioni, nella vegetazione, nella macchia, tra i rovi o in fossati di fregene e zone limitrofe, soprattutto contenenti indumenti o oggetti sporchi di sangue, di non toccare nulla e di allertare immediatamente le forze dell’ordine, contattando il 112 o la caserma dei carabinieri di Fregene”. L’arma del delitto non è ancora stata ritrovata. Per il delitto di Fregene è stata arrestata la nuora della vittima, Giada Crescenzi, 31 anni, che si dichiara innocente. La sua avvocata: “Non presentava tracce di sangue”. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti l’indagata si trovava in casa, una porzione del villino di proprietà della vittima, mentre Stefania Camboni veniva uccisa. Il compagno, figlio della 58enne, si trovava invece al lavoro.






