E’ il momento dell’ultimo addio a Martina Carbonaro, la 14enne uccisa ad Afragola (Napoli) dall’ex fidanzato, il 18enne Alessio Tucci, reo confesso dopo il ritrovamento del corpo nella ex casa del custode del campo Moccia. Palloncini, cuoricini bianchi, magliette con il suo volto. Il caldo si fa sentire ad Afragola e l’aria è carica di tensione e dolore. La folla, accalcata, si è commossa all’arrivo del feretro della ragazza, accompagnato dai Carabinieri in alta uniforme. Applausi scroscianti all’arrivo del carro funebre e la richiesta a gran voce, unanime: “Giustizia!”. Davanti alla chiesa è stato allestito anche un maxi schermo per consentire a coloro che non sono riusciti a entrare di poter seguire il rito religioso. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha inviato una corona di fiori che è stata adagiati sul sagrato della Basilica. I funerali, presieduti dal cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, si stanno celebrando nella Basilica Pontificia di Sant’Antonio di Padova. Per tutta la giornata il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha proclamato il lutto cittadino, “facendosi interprete del dolore di tutta la comunità afragolese”. “Si invita tutta la cittadinanza a unirsi al cordoglio per questa gravissima e incolmabile perdita, stringendosi intorno ai familiari e agli amici di Martina”, si legge in una nota del Comune. “Oggi, accanto al dolore, io sento il dovere di dire ‘basta’. Basta parole deboli. Basta giustificazioni”, ha detto l’arcivescovo di Napoli nel corso dell’omelia. “Martina è morta per mano della violenza. È morta per mano di un ragazzo che non ha saputo reggere un rifiuto, un limite, una libertà, togliendo il futuro non solo a Martina ma anche a se stesso! Martina è morta per un’idea malata dell’amore. Un’idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa. E permettetemi di dire una parola, soprattutto ai ragazzi, di dire la mia preoccupazione soprattutto per quelli che non sanno più gestire la rabbia, che confondono il controllo con l’affetto, che pensano ancora che amare significhi possedere. Che vedono la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che se vengono lasciati si sentono umiliati, feriti, e trasformano il dolore in odio. Un odio che uccide”, ha aggiunto il cardinale. “È femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia. Non è gelosia. Non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole!”, ha concluso il cardinale Battaglia. L’autopsia, affidata alla dottoressa Raffaella Salvarezza, è stata effettuata ieri, nell’ospedale San Giuliano di Giugliano in Campania (Napoli). Per gli esiti definitivi bisognerà attendere, ma i primi risultati confermerebbero l’ipotesi avanzata a seguito della consulenza medica preliminare: la ragazza non sarebbe morta subito, ma sarebbe stata lasciata alla sua agonia, durata svariati minuti. Le indagini devono appurare se una chiamata ai soccorsi avrebbe potuto salvarla. Sulla testa della 14enne sono state rilevate quattro ferite principali, tra la regione frontale e quella posteriore. Altri segni sono stati evidenziati sul collo, ma per adesso non è chiaro se possano essere ricondotti ad un tentativo di strangolamento.
Martina Carbonaro, ad Afragola i funerali della 14enne. L’omelia dell’arcivescovo: “Far male non è amore”






