mercoledì, Novembre 12, 2025

Lo stabilimento balneare di Ardea in “sospeso” da 6 anni: zero risposte dal Comune

La giustizia, a volte, ha tempi che mettono a dura prova la pazienza e il buon senso. Ne sa qualcosa uno storico stabilimento balneare di Ardea, ancora invischiato in una lunga e complessa vicenda giudiziaria che sembra non avere fine. L’ultima novità è arrivata il 4 giugno 2025, quando il Consiglio di Stato ha emesso un’ordinanza che riaccende i riflettori sul caso: il Comune di Ardea e l’Agenzia del Demanio dovranno chiarire, entro 60 giorni, le motivazioni del mancato esito della procedura di definizione agevolata avviata ormai nel lontano dicembre 2020. Tutto ha origine da un ricorso presentato dalla società che gestisce lo stabilimento contro il Comune, che aveva dichiarato decaduta la concessione demaniale marittima a causa del presunto mancato pagamento dei canoni. Nel 2021 il TAR del Lazio aveva dato ragione all’amministrazione comunale, ma la società ha presentato appello al Consiglio di Stato, ottenendo nel 2022 una prima sospensione del giudizio, in attesa dell’attivazione della definizione agevolata prevista dal cosiddetto “Decreto Agosto”. Questa norma prevedeva la possibilità di sanare i canoni pregressi versando il 30% in un’unica soluzione oppure il 60% in sei rate. La società, rispettando i termini, aveva presentato la domanda entro il 15 dicembre 2020. Ma da quel momento, il silenzio. Per oltre quattro anni, nessuna comunicazione ufficiale è giunta dalla Pubblica Amministrazione. Né il Comune di Ardea né l’Agenzia del Demanio hanno fornito risposte sull’esito della procedura, lasciando la società – e il procedimento giudiziario – in un limbo giuridico. Durante l’udienza straordinaria del 4 giugno 2025, il giudice del Consiglio di Stato ha preso atto del perdurante silenzio delle amministrazioni coinvolte, sottolineando l’assenza di atti formali a quasi cinque anni dalla richiesta di definizione agevolata. Con l’ultima ordinanza, il Consiglio di Stato ha intimato al Comune di Ardea e all’Agenzia del Demanio di fornire chiarimenti entro 60 giorni, pena il rischio di ulteriori conseguenze giuridiche. La sentenza definitiva, intanto, resta sospesa. Una vicenda che solleva interrogativi sul funzionamento delle istituzioni e sulla gestione delle concessioni demaniali, in un momento in cui trasparenza, certezza del diritto e tempi rapidi dovrebbero essere al centro dell’azione amministrativa.

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