Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha respinto il ricorso presentato da un Appuntato Scelto in servizio ad Anzio, confermando la legittimità della sanzione disciplinare disposta dal Ministero della Difesa: perdita del grado, cessazione dal servizio permanente e iscrizione d’ufficio nel ruolo truppa dell’Esercito Italiano senza alcun grado. Il provvedimento sanzionatorio era stato adottato a seguito dell’avvio di un procedimento penale da parte della Procura di Velletri, che vede coinvolto il militare per detenzione di sostanze stupefacenti, peculato e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Le accuse, seppur ancora in fase processuale, sono state ritenute sufficienti per avviare un autonomo procedimento disciplinare da parte del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, che aveva immediatamente sospeso il sottufficiale a titolo precauzionale. L’inchiesta formale interna, disposta dal Comando della Legione Carabinieri Lazio, ha portato alla conclusione che il militare non fosse meritevole della conservazione del grado. La Commissione di Disciplina ha quindi espresso parere favorevole alla rimozione, sulla base del quale la Direzione Generale del Personale Militare ha formalizzato la decisione. Il carabiniere ha tentato di opporsi, presentando ricorso al TAR del Lazio. Nel ricorso, il militare ha sostenuto la violazione del diritto di difesa, lamentando l’assenza del proprio legale durante la votazione della Commissione, la mancanza di firma sul provvedimento disciplinare e la presunta violazione dei termini procedurali. Tutte le eccezioni sollevate sono state rigettate dal Tribunale, che ha giudicato infondate le motivazioni dell’impugnazione e ha confermato integralmente la legittimità dell’azione disciplinare. Il caso rappresenta un ulteriore segnale di tolleranza zero da parte dell’Arma e delle istituzioni nei confronti di comportamenti incompatibili con il servizio e con il ruolo di pubblico ufficiale. “Chi indossa una divisa ha il dovere morale e giuridico di onorarla in ogni circostanza”, il commento raccolto in ambienti vicini all’Arma.






