Le ultime dichiarazioni del ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, riaccendono le tensioni nella Tuscia, territorio che ospita 21 dei 51 siti ritenuti idonei per la costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari. Un ritorno alla linea dura, che spazza via le precedenti aperture verso soluzioni alternative come depositi regionali o il potenziamento di strutture esistenti. Durante l’audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, il ministro ha rilanciato la possibilità di una “autocandidatura” dei territori, avviando un percorso che prevede manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed enti locali. In caso di mancata adesione, ha avvertito, si passerà a comitati interistituzionali misti. Se nemmeno questi daranno esito positivo, sarà direttamente il Governo a individuare il sito. Una posizione che preoccupa la Tuscia, già fortemente coinvolta nel processo in corso di Valutazione ambientale strategica (VAS) sulla Carta nazionale delle aree idonee (CNAI). Le esperienze passate, come i seminari Sogin, hanno mostrato l’inefficacia delle consultazioni pubbliche nel generare consenso. Il ministro ha delineato un cronoprogramma decennale: 2029: rilascio dell’autorizzazione unica 2039: messa in esercizio del deposito nazionale per lo smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività, prodotti da impianti nucleari dismessi, industria, ricerca e settore medico-sanitario. Prevista anche la creazione di una struttura temporanea (CSA) per i rifiuti a media e alta attività e per il combustibile irraggiato, in attesa di una soluzione definitiva, preferibilmente in un deposito geologico internazionale. Pichetto Fratin ha diffuso i dati aggiornati: in Italia ci sono oltre 32.600 metri cubi di rifiuti radioattivi, con un aumento del 5% rispetto al 2022. Il Lazio detiene la quantità maggiore, con il 32,3% del totale, seguito da Lombardia (19,7%) e Piemonte (18,3%). “La gestione delle scorie nucleari è un obbligo europeo”, ha sottolineato il ministro, “ma al momento nessun Paese dell’UE, eccetto la Finlandia, ha ancora realizzato un deposito geologico definitivo”.






