martedì, Novembre 11, 2025

Un decennio fa Acea chiedeva alla Regione Lazio di tutelarlo

Un decennio fa, la stessa Acea che oggi dismette il campo pozzi Laurentino, chiedeva alla Regione Lazio di tutelarlo. Era il 2013, e l’azienda definiva l’area vulnerabile, da escludere rigorosamente da nuovi insediamenti industriali per salvaguardare la falda acquifera. Oggi, quel principio è stato cancellato con un colpo di spugna. La priorità non è più l’acqua, ma il futuro maxi inceneritore di Roma, che sorgerà proprio lì. Il campo pozzi, situato tra Ardea e Pomezia, serve circa 150.000 persone. Ma è destinato a diventare una terra di nessuno: non più acqua, ma fumi industriali, mentre la falda – già contaminata e vulnerabile – rischia di essere irrimediabilmente compromessa. Il cambio di rotta è netto: prima Acea ha ottenuto il via libera per impianti di potabilizzazione, costruiti per depurare un’acqua ormai contaminata. Impianti pagati con soldi pubblici e ricaduti direttamente sulle bollette dei cittadini. Ora, a lavori fatti e spese sostenute, l’azienda dichiara il sito superato e propone di abbandonarlo, optando per nuove fonti idriche più lontane e più costose. Anche queste, ovviamente, a carico degli utenti. A denunciare il paradosso è l’associazione Tutela Roma Sud, che ha scritto ai 50 consiglieri comunali di Ardea e Pomezia, chiedendo uno stop immediato alla dismissione del sito e alla sua trasformazione in un’area industriale. “La falda del Laurentino non era solo una risorsa idrica – scrivono – ma un patrimonio ambientale da proteggere. Ora diventa un limbo senza tutele, dove l’acqua non è più prioritaria, e la salute dei cittadini viene subordinata alle esigenze di smaltimento dei rifiuti”. Un grido d’allarme che, temono i promotori, rischia di affogare tra la burocrazia e l’indifferenza, lasciando spazio a una strategia miope e, alla lunga, potenzialmente devastante.

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